Se gli angeli perduti trovano posto in paradiso

Massimo M. Veronese

Cavezzo, provincia di Modena, ha ferite antiche e moderne: la peste nera, che ne sterminò le genti a metà del mille e trecento, il terremoto, che la demolì nel duemila e dodici. Il dolore fa parte della storia di questa piccola comunità, meno di mille abitanti, forse anche per questo qui il senso della vita e della morte ha un vissuto tutto particolare. Nel cimitero di Cavezzo, e solo qui, ci sarà presto un angolo che sembra uscito da un libro di Oriana Fallaci. Che scriveva: «Ma il niente è da preferirsi al soffrire? Io perfino nelle pause in cui piango sui miei fallimenti, le mie delusioni, i miei strazi, concludo che soffrire sia da preferirsi al niente». É Lettera a un bambino mai nato. Perché è alla sepoltura dei bambini mai nati, quelli sotto delle 20 settimane di gestazione, che sarà destinata un'area del camposanto. Si chiamerà «Giardino degli angeli», sarà un malinconico monumento a quello che poteva essere e non è stato, ma anche un gesto di umanità, un terapia di recupero, una forma di protesta. L'idea è del Servizio Accoglienza alla Vita di Cavezzo, che fa capo al «Movimento Per La Vita», federazione che riunisce più di 600 centri e servizi di «aiuto alla vita» in tutta Italia.

Il progetto, come racconta ModenaToday, non ha trovato opposizione nella giunta che trova l'iniziativa dimostrazione «di rispetto e civiltà. Perché il dolore ha tante vie crucis e una, quasi sempre, passa dalla burocrazia: «La legge garantisce sempre la sepoltura dopo la ventesima settimana - spiega Carlo Rossi, presidente del Servizio di Accoglienza alla Vita di Cavezzo - Dopo la ventottesima settimana l'iter della sepoltura è a carico dei genitori, mentre tra la ventesima e la ventottesima, è a carico della Asl. Per le gravidanze inferiori alle 20 settimane, a meno che i genitori non facciano una specifica richiesta, i resti del feto vengono smaltiti attraverso la linea dei rifiuti speciali, senza nessuna dignità. Purtroppo è questa la conseguenza dell'interruzione volontaria di gravidanza». La vita mai vissuta gettata nell'immondizia. «Per questo la sepoltura del figlio non nato aiuta l'elaborazione del lutto da parte delle mamme».

Non abbiamo opinione su questo, soltanto il rispetto che merita il dolore. Scriveva Oriana: «Se uno muore vuol dire che è nato, che è uscito dal niente, e niente è peggiore del niente: il brutto è dover dire di non esserci stato».

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