Se un angelo ci dà il coraggio di cambiare

Il Papa: esistono davvero. Ma non ci sono quelli ultraterreni

Se un angelo ci dà il coraggio di cambiare

Bentornato. Capita che una mattina d'ottobre il Papa, papafrancesco, quello arrivato dalla fine del mondo, si metta a parlare dell'angelo custode. Forse è la crisi. È la paura di perdere il lavoro. Sono gli anni che passano. È questa incertezza del giorno per giorno. È stanchezza e pessimismo o il welfare che non funziona. Fatto sta che devono essere in tanti quelli che di questi tempi sospirano: ci vorrebbe un angelo custode. Uno di quelli che ti fa stare un po' sicuro o ti rimette in carreggiata, ti apre un orizzonte, ti fa vedere uno straccio di futuro. Un angelo che magari ti aiuta a scegliere, perché mai come adesso ogni scelta ha un costo. Un angelo che ti suggerisca le parole magiche per convincere il direttore della banca che il tuo progetto non è campato in aria. Un angelo che si fida e non ha paura di fallire. Ecco, non serve un angelo custode con effetti speciali. Niente trucchi. Non servono illusioni da prestigiatore. Ne basta uno onesto, uno di quelli con la faccia che non tradisce, va bene pure se parla poco, l'importante è che ci restituisca la fiducia, perché senza fiducia qui si ferma tutto. La fiducia è coraggio, è idee, è intuizione, è creatività, è la voglia di tornare a spendere e di investire in qualcosa di vero. È vita. È andare avanti. E non stare chiusi in questo limbo per paura di finire peggio. Un angelo custode ci vuole non per fare miracoli, ma per guardare in faccia la realtà e non avere paura.

Capita che Papa Francesco si metta a parlare di questo angelo come se non fosse invisibile. Niente di troppo virtuale. Nulla di troppo impalpabile. Dice che lo sta guardando in faccia, vede le rughe, la carne, i calli sulle mani. «L'angelo custode esiste, non è una dottrina fantasiosa, ma un compagno che Dio ci ha posto accanto nel cammino della nostra vita». È tornato umano. È come quello di Wim Wenders nel Cielo sopra Berlino . Se è tornato, rinunciando alle ali, assaporando il gusto della pioggia e del sudore, è per nostalgia degli uomini. Se ne era andato quando nessuno aveva bisogno di lui. Tutti convinti di essere perfetti, con la verità a portata di mano, con la storia risolta, finita, senza più sorprese, perfino un po' immortali, alchimisti della natura, in grado di giocare con i segreti della vita e sul punto finalmente di risalire alla password di Dio. Poi ci ritroviamo in un secolo dove le torri di Babele vanno giù, i figli stanno peggio dei padri e dei nonni, la famiglia è sempre troppo larga o troppo stretta, le religioni se va bene non ti rassicurano e se va male ti tagliano la testa, le uniche cose reali sono quelle virtuali e ti riempi la vita di amici intangibili e seppure il verbo è presso di te non può comunque superare i 140 caratteri. L'angelo deve aver pensato che in questa blogosfera di corpi rarefatti lui avrebbe avuto comunque più sostanza.

Qualche volta è anche un modo per assecondare il destino. Secondo la kabbalah vi sarebbero 72 angeli custodi che sovrintendono a 20 minuti nel corso del giorno. Ogni uomo è affidato all'angelo che corrisponde al giorno e al minuto della sua nascita. Chi sarà il tuo angelo custode? Da qualche parte umana e sovrumana deve pur esserci.

Perché davvero questa volta ha ragione l'uomo venuto dalla fine del mondo: ognuno ha il suo angelo custode. Perlomeno se lo merita. Non è un caso che in questa omelia di un giorno d'ottobre il Papa lasci lì una serie di domande. «Com'è il rapporto con il mio angelo custode? Lo ascolto? Gli dico buongiorno al mattino? Parlo con lui? Chiedo consiglio?».

Qualche tempo fa un imprenditore raccontò che per superare la crisi non bisogna dare troppo retta agli economisti, tanto non sanno cosa fare: raccontano frottole come tutti. Sarebbero più utili i film alla Frank Capra. Qualcosa tipo La vita è meravigliosa . F ilm del 1946, con l'inferno della guerra alle spalle. È la storia di un disperato di Bedford Falls, un paesotto della provincia americana. È la vigilia di Natale e sta sul serio pensando di suicidarsi perché distrutto dalle banche. Nel film ha il volto di James Stewart. A salvarlo arriva un angelo di seconda classe, uno che ancora non ha le ali, non del tutto invisibile e ancora parecchio umano. Per convincerlo a non ammazzarsi gli racconta tutto quello che lui, il disperato, ha fatto nelle vite degli altri. Se te ne vai, se ti arrendi, è una sconfitta anche per chi ti sta intorno. «Strano, vero? La vita di un uomo è legata a tante altre vite. E quando quest'uomo non esiste lascia un vuoto». Ogni fallimento è una croce che questa Italia, come quell'America, si porta nella coscienza.

Non è il momento per stare da soli. Non adesso. Non si può neppure essere sommersi dal bla bla bla. Serve guardarsi in faccia, leggersi negli occhi. Adesso non è importante che sia esattamente quello di cui parla il Papa. L'importante è cercarlo. Qualcuno pensa di trovarlo in chi non c'è più, un altro con la donna che ha scelto nella buona e nella cattiva sorte, c'è chi ci gioca a calcetto ogni settimana, chi in un amico ritrovato o in quello che non ha mai perduto, o in un volto abbastanza vero da essere umano. È che comunque bisogna tornare a fidarsi, di qualcuno. Se ti fidi non sei intollerante.

Se non hai paura non ti difendi dal mondo e per difenderti spari per primo e spari più forte. Se ti fidi non ti alzi al mattino con il solo scopo di trovare il modo più furbo per fregare gli altri. Se ti fidi ci credi, ci credi che qualcosa può cambiare.

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