Se finiscono i soldi sotto il materasso

Nella sua indagine in vista della giornata del risparmio, l'Acri (Associazione di Fondazioni e Casse di Risparmio) ha richiamato l'attenzione su un dato: il progressivo impoverimento degli italiani.

Se finiscono i soldi sotto il materasso

Nella sua indagine in vista della giornata del risparmio, l'Acri (Associazione di Fondazioni e Casse di Risparmio) ha richiamato l'attenzione su un dato: il progressivo impoverimento degli italiani. In particolare, sempre meno famiglie dispongono di un capitale anche minimo che possa aiutarle ad affrontare spese impreviste.

La cosa non sorprende, dato che veniamo da un quindicennio (almeno) di politiche interventiste e demagogiche, le quali hanno penalizzato in ogni modo la capitalizzazione e hanno indotto a intaccare sempre più quanto in precedenza si era accumulato. Tutti sappiamo bene come non sia razionale tenere nel conto corrente una somma che ogni anno si riduce del 10% e in pochi anni può quindi dissolversi. D'altra parte, chi nel 2010 avesse convertito in euro una banconota da 10 mila lire, abbandonata in cassetto nel 1960, avrebbe ricevuto soltanto 5 euro: il suo potere di acquisto in origine, però, era all'incirca di 100 euro! In mezzo secolo, insomma, l'inflazione ha eroso del 95% il valore dei risparmi.

È chiaro che negli ultimi anni un ruolo cruciale è stato giocato dalle decisioni della Banca centrale europea, che tenendo bassi i tassi d'interesse ha posto le premesse per l'attuale aumento dei prezzi. E se il denaro perde valore mese dopo mese, che senso ha risparmiare e accantonare risorse? Quando trionfa la spesa pubblica e quando abbiamo una moneta che è costantemente inflazionata, non è sorprendente che alla fine ci si trovi senza più risparmi e, di conseguenza, disarmati dinanzi al futuro.

È allora urgente che si smetta di finanziare le cicale e ci sia qualcuno che prenda le difese delle formiche. Per giunta, in ogni economia che voglia avere un futuro il risparmio è cruciale, poiché soltanto grazie a spese differite (la cosiddetta «capitalizzazione») è possibile quell'accumulo di ricchezza che è in grado di finanziare investimenti, ricerche, imprese innovative. Per tornare a guardare al futuro è allora urgente avere monete affidabili, chiudendo l'era degli artifici della Bce, che era nata per replicare il marco tedesco e poi ha invece tradito quell'impegno, sottoscritto in particolare con la Germania.

Gli italiani non risparmiano perché si sono impoveriti: chi fatica a giungere alla fine del mese non ha nulla da mettere

da parte. Non è nemmeno in grado di prendersi cura dei propri beni e questo spiega anche il degrado del capitale immobiliare. In questo quadro, soltanto un cambio di rotta può indurci a tornare a prenderci cura del futuro.

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