Economia

Se l'auto scarica i sindacati torna a correre

Occorre rovesciare lo schema e stabilire che il contratto aziendale libero prevale su quello nazionale e stabilire che i premi di produttività hanno un regime fiscale di favore

Se l'auto scarica i sindacati torna a correre

I dati sulla crescita delle vendite di auto in Europa di Fca di aprile e del primo quadrimestre sono da miracolo economico: nel boom europeo delle vendite di auto (+7%), Fca (+13%) cresce del doppio. Nei dati sul Pil e sulla produzione industriale, invece, da tempo siamo il vagone di coda. E ci siamo talmente abituati a questo che sulla stampa e le tv filogovernative si arriva a esultare perché il Fmi ha rivisto «al rialzo» le stime di crescita del nostro prodotto nazionale, nel 2015, allo 0,7%, di 0,2 punti in più rispetto alla precedente stima dello 0,5. Cifre da tartaruga. Il dato di aprile nelle vendite europee di Fca corrisponde all'incremento della produzione italiana di auto e mezzi di trasporto di marzo su febbraio. Fca non produce auto solo in Italia, ha fabbriche anche in Polonia, Serbia e Turchia, ma il miracolo di Fca riguarda anche e soprattutto la produzione nei siti italiani, con la Panda realizzata a Pomigliano e la Fiat 500X sfornata a Melfi insieme alla Jeep Renegade.

I miracoli dell'economia di mercato non li fanno i santi, ma le aziende con i loro manager, i loro tecnici e con due ingredienti tra loro collegati. Il primo è costituito dagli investimenti in impianti e attrezzature, che nel caso dei modelli di auto sono redditizi solo se il mercato risponde con una domanda molto buona.

L'altro ingrediente, strettamente connesso al primo, riguarda la manodopera, che deve lavorare bene, in modo da sviluppare al massimo la produttività ricavabile dall'investimento. Il miracolo, perciò, nasce dal contratto aziendale orientato alla produttività, che nel caso di Melfi comporta di lavorare 24 ore su 24 e, nel caso di Pomigliano, di operare con grande flessibilità. Fca per fare questi contratti nei suoi stabilimenti ha dovuto uscire da Confindustria e litigare con l'ala sinistra del sindacato (Maurizio Landini e la Fiom) e con la sua parte centrale (la Cgil di Susanna Camusso). Se ne vada pure, hanno detto, non farà molta strada. Invece ha avuto successo, grazie a questo contratto approvato con referendum dagli altri sindacati del singolo stabilimento.

Occorre rovesciare lo schema e stabilire che il contratto aziendale libero prevale su quello nazionale e stabilire che i premi di produttività hanno un regime fiscale di favore.

Così avremo più investimenti, più crescita, più occupazione e meno legami tra sindacati e partiti.

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