Saranno subdoli ma gli attacchi arriveranno. Carlo Nordio non si fa illusioni: «Colpiranno in modo indiretto, ma ci proveranno. Appena Draghi entrerà nel campo minato della giustizia, i giacobini e i giustizialisti cercheranno di indebolirlo».
Dottor Nordio, Draghi non si limiterà a mettere mano alla giustizia civile?
«Non credo, ha parlato dei ritardi anche sul versante penale, molto più divisivo. E ha tracciato le coordinate del suo programma».
Quali?
«Sburocratizzare e semplificare».
Siamo sulle generali?
«Eh no, perché è la prima volta che si afferma di non voler inasprire le pene e creare nuove fattispecie di reati. Forse, qualcuno non ha compreso che potremmo finalmente essere alla vigilia di una rivoluzione: i corrotti non vanno intimiditi ma disarmati».
Tradotto in italiano?
«Ci sono troppe norme, circolari, regolamenti e più in generale passaggi burocratici lenti e farraginosi, se non contorti, che alla fine spingono il cittadino, l'imprenditore, il commerciante a pagare la mazzetta per sbloccare l'appalto, la licenza, la pratica».
Concetti che lei ripete da sempre.
«Li troverà nei miei libri scritti vent'anni fa. Forse, una volta ho indicato questo percorso anche in un forum a Cernobbio, alla presenza dello stesso Draghi. Come diceva Tacito: corruptissima repubblica, plurimae leges. Dobbiamo disboscare: pensi solo all'abuso d'ufficio e al traffico d'influenze, un reato introdotto da pochi anni e da eliminare al più presto».
Che cosa accadrà in concreto?
«Dipende dall'agenda del premier. Se rimarrà, almeno all'inizio, nell'area del civile, nessuno si alzerà a criticarlo».
Altrimenti?
«Poniamo che si occupi della prescrizione o che voglia modificare i criteri di elezione al Csm».
A quel punto?
«L'uomo gode di un prestigio che lo rende inattaccabile. Anzi, un'inchiesta che anche solo lo sfiorasse si rivelerebbe un boomerang per chi l'ha promossa. Ma...».
Ma?
«Come ha spiegato Paolo Mieli le standing ovation possono lasciare il posto a punture di spillo subdole. Fra parlamento, tv e giornali».
Articoli, interrogazioni, interviste?
«Mi immagino già i titoli a tutta pagina: Draghi non combatte il malaffare, anzi; è amico dei signori delle tangenti, non dà la caccia ai colletti bianchi, ha abbassato la guardia contro la criminalità organizzata e non contrasta più Cosa nostra. Questa sarà la prima fase».
E poi?
«Poi potrebbero intervenire, sempre indirettamente, i settori più conservatori della magistratura».
Ma come? Contro una personalità così cristallina?
«Un metodo c'è ed è stato utilizzato in passato altre volte. Si utilizzano le intercettazioni in cui due persone parlano di una terza, in questo caso il presidente del Consiglio. Ecco che quel colloquio, che non significa nulla ma può sporcare l'immagine, viene passato alla stampa amica. Così qualche foglio potrebbe scrivere: Spunta il nome di Draghi. Esistono sistemi raffinati e velenosi per mettere i bastoni fra le ruote. Più Draghi andrà avanti, più il rischio di questi attacchi crescerà. Anzi, è fatale che diventi un bersaglio».
Lei che consiglio gli dà?
«Non ne ha bisogno, ma proceda per gradi.
Io per esempio ritengo necessaria l'istituzione di una commissione d'inchiesta per svelare gli intrecci descritti nel libro Il sistema da Luca Palamara e dal suo direttore, Alessandro Sallusti, ma aspetterei prima di alzare il sipario su quel mondo opaco».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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