
Andrew Michta è un politologo americano, senior fellow all'Atlantic Council al dipartimento GeoStrategy Initiative, fin dallo scoppio della guerra in Ucraina ha seguito l'evolversi del conflitto intervenendo come esperto alla Commissione Helsinki del governo degli Stati Uniti.
Ieri si è svolto a Washington D.C. l'incontro tra Trump, Zelensky e i leader europei, quale situazione si sta delineando nelle trattative per arrivare alla pace in Ucraina?
"Penso si sapranno velocemente gli sviluppi delle trattative, Trump ha già detto di aver accettato alcune delle posizioni proposte dalla Russia ma vuole capire se anche gli ucraini accetteranno, senza dubbio quanto si è discusso ieri deciderà l'esito della guerra in Ucraina. La cosa più importante da capire è cosa farà l'Ucraina in particolare in merito alla richiesta di Putin di avere tutto il controllo del Donbass. Inoltre non sono sicuro che, se Zelensky accetterà un accordo, riuscirà a farlo digerire in ogni caso all'opinione pubblica interna ucraina. In ogni caso bisognerebbe capire con attenzione cosa si sono davvero detti Trump e Zelensky anche perché l'Europa non ha molte carte da giocare".
Però i leader europei ieri erano presenti a Washington e le nazioni europee hanno contribuito in questi anni con ingenti risorse alle difese dell'Ucraina...
"Oggi la difesa dell'Ucraina dipende dalle armi statunitensi e gli europei non sono in una posizione forte, l'Europa negli ultimi anni ha concentrato le proprie risorse sulle spesi sociali e non sulla difesa contando sull'ombrello della Nato così ad oggi gli eserciti europei sono inadeguati e ciò indebolisce l'Europa".
A proposito di Nato, lei ha pubblicato qualche anno fa un libro intitolato The Future of NATO: Regional Defense and Global Security; come cambia il ruolo della Nato in caso di pace in Ucraina?
"Putin non combatte solo contro l'Ucraina ma considera la Nato una minaccia. Non importa quanti summit e meeting facciamo, dobbiamo entrare nell'ottica che c'è una competizione e se lo volesse Putin potrebbe creare in futuro una crisi nell'area baltica. Durante la guerra fredda le basi Nato più importanti erano in Germania, oggi il confine si è spostato a est, in particolare in Polonia".
Tornando alle trattative per la pace, chi è stato il vincitore dell'incontro tra Trump e Putin in Alaska?
"Come si può vedere dai media russi, la Russia ha ottenuto un grande risultato in termini di propaganda togliendo Putin dall'isolamento. Il presidente russo ha ottenuto una visita negli Stati Uniti, il tappeto rosso, si vedeva che era soddisfatto quando è entrato nella limousine del presidente degli Stati Uniti, The Beast. Nel concreto non sappiamo davvero a che punto è arrivata la conversazione tra i due ma non penso che gli Stati Uniti ne siano usciti al meglio".
Quindi il bilancio è negativo?
"Non del tutto, Putin ha dato segnali a Trump dimostrandosi nei suoi confronti con un atteggiamento amichevole. Inoltre ha deposto fiori al monumento che ricorda i caduti sovietici nella guerra. In sostanza i colloqui ad Anchorage sono stati un libro aperto ancora da scrivere e tutto può succedere".
Come si comporterà ora Putin?
"Se non si arriverà a un accordo i russi scaricheranno la colpa su Zelensky per la loro propaganda intera. Finché Putin avrà i cinesi alle spalle a cui vendere l'energia possederà anche le risorse per continuare la guerra, inoltre i russi sono convinti di avere i numeri e il tempo dalla loro parte. I numeri perché la Russia ha una popolazione molto più ampia dell'Ucraina e il tempo per l'indipendenza economica che possiede grazie alla Cina".
Ci sarà perciò un
incontro tra Trump, Putin e Zelensky?"È possibile ma Putin non vuole negoziare con Zelensky bensì con Trump. I russi non guardano né ai leader europei né a Zelensky ma vogliono parlare da pari con gli Stati Uniti".