Un incubo durato 24 ore. Un giorno lungo un'eternità. E quella luce in fondo al tunnel che sembrava non arrivare mai. È una storia di terrore quella che arriva dal Pavese, dove una 27enne è stata segregata in casa e picchiata brutalmente dal suo aguzzino, un uomo di origini marocchine con svariati precedenti. Nella frazione Remondò di Gambolò i vicini della casa degli orrori hanno raccontato di aver sentito per ore delle grida di aiuto, eppure non sono stati loro a salvare la donna. È stato un amico. Nonostante il suo aguzzino le avesse sottratto il cellulare, in un momento di distrazione la giovane è riuscita a condividere la sua posizione via chat con il ragazzo più fidato. Nessun messaggio, solo quella localizzazione. L'amico ha capito che poteva trattarsi di una richiesta di aiuto e ha immediatamente allertato le forze dell'ordine. Quando gli uomini del commissariato di Vigevano si sono presentati nel luogo indicato dal Gps hanno trovato una casa apparentemente silenziosa ma ben presto hanno capito che qualcosa non andava: il 32enne ha subito provato a bloccare l'accesso ed è stato fermato di forza. Dentro, invece, la ragazza era sotto choc, con il volto tumefatto e il corpo ricoperto di lividi. Disperata, alla vista degli agenti ha chiesto di essere aiutata e di essere portata via da quella che si era trasformata nella sua prigione. Trasportata all'ospedale di Vigevano, è stata giudicata guaribile in venti giorni.
Ai poliziotti la giovane vittima è anche riuscita a raccontare dell'orrore subito durante tutto il 9 dicembre: una giornata impossibile da dimenticare contraddistinta da percosse ripetute, minacce e privazione della libertà personale. Per oltre 24 ore, infatti, il nordafricano - con precedenti sia contro il patrimonio che contro la persona - l'avrebbe costretta contro il suo consenso a restare nella sua abitazione, impedendole ogni via di fuga. Solo il giorno successivo è partito l'sos ed è scattato il blitz degli agenti di polizia. Ma la ragazza ha raccontato anche del passato recente: infatti era già stata vittima di violenze da parte del 32enne, ora nel carcere Torre del Gallo a Pavia con l'accusa di sequestro di persona e maltrattamenti. È una storia a lieto fine, quella alle porte di Vigevano. Che poteva avere un epilogo persino peggiore, che poteva trasformarsi in tragedia.
Ma a colpire sono anche le testimonianze di chi quelle urla e quei rumori compatibili con una violenta aggressione li aveva sentiti. Nessuno ha ritenuto di avvisare il 112. Forse per superficialità, forse per disinteresse. Di certo, ogni minuto in più in quella casa per la vittima poteva essere l'ultimo.