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Sei anni ad Alemanno per Mafia capitale Lui: sentenza sbagliata

Condanna più dura delle richieste del pm L'ex sindaco ritenuto al soldo della banda

Sei anni ad Alemanno  per Mafia capitale Lui: sentenza sbagliata

Sei anni di reclusione per corruzione e finanziamento illecito. Una condanna anche più alta di quella sollecitata dalla Procura per Gianni Alemanno, l'ex sindaco di Roma coinvolto in un procedimento stralcio di Mafia Capitale.

Alemanno sarebbe stato l'uomo politico di riferimento di Mafia Capitale all'interno dell'amministrazione comunale. I giudici, accogliendo la tesi del pm Luca Tescaroli, hanno ritenuto che l'ex primo cittadino ed ex rappresentante della Destra sociale abbia incassato diverse somme di denaro sotto forma di finanziamento alla sua fondazione Nuova Italia da Salvatore Buzzi. L'ex ras delle cooperative, in accordo con l'ex Nar Massimo Carminati, lo avrebbe corrotto per compiere «atti contrari ai doveri d'ufficio». I pagamenti sarebbero serviti per orientare la nomina dei manager dell'Ama in modo che venisse pilotato l'appalto per la raccolta dei rifiuti organici indetta dalla stessa municipalizzata a favore delle coop di Buzzi. Alemanno, dopo aver seguito tutte le udienze del suo processo, ha ascoltato la lettura della sentenza in silenzio. Poi fuori dall'aula della seconda sezione del Tribunale si è sfogato: «È una sentenza sbagliata. Ricorrerò sicuramente in appello perché sono innocente». Stupito sopratutto perché la condanna è arrivata dopo che la stessa Procura aveva chiesto l'archiviazione della sua posizione in relazione al reato di associazione di stampo mafioso che gli era stato originariamente contestato.

Secondo l'accusa tra il 2012 e il 2014 Alemanno avrebbe piegato la sua funzione di sindaco agli interessi di Buzzi e Carminati in cambio di 223.500. In parte erogati attraverso la fondazione, in parte in contanti. Il tutto con l'aiuto e l'intermediazione di Franco Panzironi, l'ex amministratore dell'Ama, l'azienda romana dei rifiuti, suo stretto collaboratore. I giudici hanno disposto anche la confisca di 298mila euro e l'interdizione perpetua dai pubblici uffici, oltre al divieto di stipulare contratti con la pubblica amministrazione per due anni. Per il pm, che aveva chiesto una condanna a cinque anni, l'ex sindaco era l'uomo di Mafia Capitale in Comune. E i suoi «uomini di fiducia, indagati e alcuni condannati nel processo principale, sono stati proiezione della persona di Alemanno, che ha impiegato per la gestione del proprio potere, e si sono interfacciati con gli esponenti apicali di Mafia Capitale, suoi corruttori». Anche se Buzzi, lo scorso dicembre, collegato in videoconferenza dal carcere di Tolmezzo, in udienza aveva detto di aver finanziato tutte le campagne elettorali, «da Rutelli in poi», e pagato tangenti all'ex direttore generale di Ama, sottolineando però che le tangenti le dava a Panzironi, ma «Alemanno non era da considerarsi comprato». L'avvocato Franco Coppi aveva chiesto l'assoluzione per Alemanno: «Non c'è una sola carta, una sola intercettazione di Mafia Capitale da cui emerge che lui sia un corrotto o abbia preso soldi». Ma ai giudici della seconda sezione del Tribunale sono bastate due ore di camera di consiglio per andare anche oltre la richiesta della Procura: sei anni invece di cinque.

Amareggiato dalla sentenza Ignazio La Russa, FdI: «Mi riesce difficile credere che Gianni abbia fatto politica per interesse personale».

Esterrefatto anche Maurizio Gasparri, Fi: «Sono certo che riuscirà ad affermare la sua innocenza».

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