Rimini - Al Meeting il centrodestra non è scomparso del tutto. L'edizione 2015 sarà sicuramente ricordata come quella «renziana». Per la presenza del premier, della moglie e di una nutrita pattuglia di esponenti del governo, tutti democratici. Poi per l'assenza dei ciellini doc scesi in politica con i moderati, quindi di Roberto Formigoni e anche Maurizio Lupi di Ncd. Scomparsi persino dal panel del seminario sulla sussidiarietà, cavallo di battaglia del capogruppo. Presenze con il contagocce anche per esponenti di Forza Italia. Un cambiamento del dna del Meeting, un tempo considerato l'inizio dell'anno politico dei moderati.
Ma il centrodestra (nella sua accezione allargata) non è scomparso del tutto dal Meeting. «Invitiamo solo personalità che ricoprono incarichi istituzionali», è il tormentone quando si cercano spiegazioni sulla selezione degli invitati.
Ma una logica politica c'è. E, come sempre avviene al Meeting è in parte interna, cioè riguarda gli equilibri e le scelte di Cl, e in parte esterna, legata allo scenario nazionale.
Intanto i nomi. Tra i più significativi sono il sottosegretario all'Istruzione Gabriele Toccafondi. Non è nel programma, ma è presente in spirito. Esponente di Ncd, fiorentino e ciellino doc. Astro nascente del movimento, nel senso che è uno dei pochissimi sopravvissuti nei partiti e nelle istituzioni. Il pregio, spiega un militante di Cl di lungo corso esperto delle dinamiche interne, «è non avere cercato di fare correnti dentro il movimento». Tradotto, gli altri lo hanno fatto e la cosa non è piaciuta. Il presidente della confraternita Julián Carrón non vuole più nessun tipo di collateralismo, è l'altra spiegazione che circola al Meeting. Toccafondi non sbandiera la sua appartenenza. Rappresenta, insomma, il politico ideale di Cl ultima versione.
Esclusi tutti quelli che hanno mostrato segnali anche minimi di simpatia per le tesi di Matteo Salvini. Apprezzatissimo, invece, chi tratta i temi cari al Meeting come la sussidiarietà. Come Antonio Palmieri, deputato di Forza Italia. E chi vuole tenere il centrodestra dentro l'alveo del Partito popolare europeo.
E infatti uno degli ospiti più apprezzati degli ultimi giorni è stato il vicepresidente del Parlamento europeo e vicepresidente Ppe Antonio Tajani. Intervenuto venerdì a un convegno su «lo sviluppo economico, fattore di superamento del fondamentalismo religioso». Invitato anche in qualità di responsabile europeo per l'applicazione dell'articolo 17 del trattato dell'Ue, quello sul dialogo interreligioso. Compito che Tajani svolge attivamente. Con un occhio di riguardo ai problemi dei cristiani perseguitati nei paesi arabi e africani.
Le tesi degli azzurri e quelle del Meeting non sono molto diverse. Tajani, che ha contribuito a definire la linea di Fi sull'immigrazione, pensa si debbano salvare le vite umane, ma anche puntare sullo stop alle partenze dalla Libia con l'aiuto dei caschi blu. La ricetta di Giorgio Vittadini, presidente della fondazione per la sussidiarietà ed esponente di punta del Meeting, è che intanto bisogna. «Cominciare a salvare le vite umane. Il problema dei profughi è complesso, ma innanzitutto chiama in causa la nostra disponibilità ad accogliere. Anche noi siamo stati immigrati.
Poi a monte c'è il problema dei conflitti che andrebbe affrontato con un'intensa e intelligente azione diplomatica e collaborando con le istituzioni dei Paesi d'origine alla cattura degli scafisti». Posizioni quasi fotocopia, sul tema più delicato e controverso. Un divorzio sul merito, insomma, non c'è.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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