Ha giocato l'ennesima partita. E finalmente l'ha vinta. Dopo nove lunghissimi anni, in cui è stato costretto a vivere lontano dai figli, l'ex portiere del Torino e della Sampdoria, Matteo Sereni, può finalmente voltare pagina.
Il Tribunale di Torino ha archiviato, su richiesta della Procura, il procedimento a suo carico che lo vedeva chiamato a rispondere di abusi sessuali nei confronti della figlia. Sereni, una carriera spesa tra serie A, B e Premier League, era stato accusato dalla ex moglie nel corso di una turbolenta separazione. La donna aveva raccontato che nel giugno 2009 lui aveva violentato la figlia di quattro anni. Ma il gip ieri ha accolto la tesi degli avvocati difensori dell'imputato, Giacomo Francini e Michele Galasso, secondo i quali i bambini erano stati «per lungo tempo e reiteratamente interrogati con modalità inappropriate e potenzialmente suggestive di falsi ricordi dall'ex moglie di Sereni, dalla suocera nonché dai consulenti tecnici in ambito civile e penale». «Non v'è dubbio - sottolinea il Tribunale che ha disposto l'archiviazione - che in materia di minori il problema non sia tanto e solo la capacità di riferire ciò cui hanno assistito, ma proprio la formazione del ricordo, ben potendoci essere dei falsi ricordi determinati dal racconto dell'evento ricevuto nel tempo dagli adulti di riferimento, dalla qualità e aspettative di chi pone la domanda, dalla relazione che lega l'adulto al minore».
Non era la prima volta che il calciatore compariva in udienza. Il caso, iniziato nel 2011, era passato da Tempio Pausania a Sassari, che lo aveva rimandato a Torino per competenza territoriale.
A Tempio Pausania, Sereni era stato condannato in primo grado a tre anni e sei mesi di reclusione e al divieto di vedere o prendere i figli. Due anni dopo la corte d'Appello di Sassari aveva annullato la sentenza, disponendo a decidere fosse il tribunale di Torino. Ora il pm Giulia Marchetti ha chiesto l'archiviazione e il gip Francesca Firrao, ha deciso di accogliere la richiesta.
La giudice nell'ordinanza fa presente, tra l'altro, che «quasi tutti i magistrati che si sono
occupati della vicenda hanno evidenziato che i minori sono stati in più occasioni sentiti con modalità inappropriate» perché ai bambini è stato chiesto varie volte «dentro e fuori le aule di giustizia» di ripercorrere i fatti.
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