Sestriere (To) - Come bigodini infilzati nella neve le due torri di Vittorio Bonadè-Bottino sono sempre lì, lugubri sentinelle razionaliste di una città turistica di fondazione. Solo che ora appartengono a una società napoletana di alberghi e villaggi low cost, che porta gente da tutta Italia che senza le superofferte contrabbandate con paginate sui quotidiani qui non ci metterebbe scarpone, ma certificano che Sestriere (che si pronuncia con l'accento sulla prima «e» e non come pensavamo alla francese, con l'accento che dilaga nella seconda) è cambiata. Non è più quella di quando c'erano gli Agnelli.
«Ah, quando c'erano gli Agnelli!», è il nostalgico mantra di tutti coloro che degli anni Settanta hanno ancora un ricordo. Ultima epoca, quella, di gloria mondana per una località inventata dai padroni della Fiat negli anni Trenta, che vi costruirono le due torri, appunto, e un pugno di funivie di fabbricazione tedesca. E gli Agnelli ci sono ancora, Andrea si fa vedere ogni tanto e anche i Nasi e i Camerana, che son loro parenti. Ma non è più la stessa cosa. «Erano epoche bellissime - ricorda Gianni Poncet, vicesindaco e direttore della scuola sci -. Sestriere era il top, con St. Anton, Kitzbühel e Zermatt era tra le località invernali più di moda in Europa, poi qualcosa è cambiato ma ancora negli anni Novanta con i mondiali arrivava un bel pubblico e si investiva negli impianti e nell'ospitalità».
Oggi la mondanità è fuori corso, un po' per il tradizionale pudore sabaudo, un po' perché questa è terra di seconde case dei torinesi, dei genovesi, dei milanesi, un po' perché qui si viene per sciare e non per uno struscio che non si saprebbe nemmeno dove fare, perché Sestriere è un pugno di case buttate là come dadi e manca un vero corso con negozi e griffe, dove vedere e farsi vedere. Così quest'anno il top della movida sono stati Leonardo Bonucci, il centrale della Juventus, e il suo ghigno; e un'attrice di «Un posto al sole» che, scivolando sulle piste, si è fatta male e ha poi ringraziato via social per la celerità dei soccorsi.
Eppure a Sestriere c'è una cosa che nessun altro ha nell'arco alpino italiano. La neve. Quella naturale, s'intende. Merito di un paio di sgrulloni di neve «pesante» che a novembre e ai primi di dicembre hanno spezzato migliaia di alberi ma hanno lasciato una bianca eredità che l'alta quota ha gestito come il migliore degli esecutori testamentari. Già, perché qui siamo oltre i 2000 metri. Così Sestriere è frequentato da sportivi veri, quelli che d'inverno si godono le decine di piste della cosiddetta Vialattea, il comprensorio sciistico che comprende anche Sansicario, Sauze d'Oulz, Pragelato, Clavière, Cesana. I più ribaldi si fanno in una giornata il giro della Vialattea aggredendo decine di piste distribuite in sei comuni e sconfinando a Montgenevre, che è pure una bella soddisfazione, coi francesi che si incazzano. Poi c'è il fondo a Pragelato, pista che ha ospitato le gare delle Olimpiadi torinesi del 2006 ma che fatica a entrare nel circuito della Coppa del Mondo perché, dicono qui, «è un po' come nella Formula Uno, chi paga ha le gare e allora si prediligono i nuovi ricchi che le località storiche». E il pattinaggio sempre a Pragelato, dappertutto naturalmente i ragazzacci dello snowboard, e se si vuole ci si fa trainare sulle slitte dai cani di razza husky, che paghi 40 euro e per un'ora e ti senti un esploratore lappone con contratto a termine.
Cose da fare ce ne sono tante. «Il fatto è che non vengono pubblicizzate, così nessuno lo sa», ci confida Luca Angelucci, che con la moglie Silvia Dall'Oca ha messo su da qualche anno Weal (da WEstern e ALps, ovvero Alpi occidentali), una società che fornisce un servizio sartoriale a chi vuole vivere questo angolo di Piemonte in tutte le sue sfaccettature. «Io sono distributore di articoli da montagna. Tutti gli anni i miei clienti mi chiedevano di organizzare loro weekend ed escursioni. Alla fine abbiamo deciso di farlo per lavoro, unendo gli sforzi anche con gli altri imprenditori dell'area. Ora proponiamo non solo pacchetti di soggiorno e skipass, ma esperienze in motoslitta, con lo sled-dog, pranzi e cene in quota nei migliori rifugi, escursioni con qualsiasi mezzo, un centro test con la migliore attrezzatura snowboard della stagione in corso con possibilità di spoilerare quella della successiva. Abbiamo anche uno shuttle privato a disposizione dei clienti, per portarli in zone con un innevamento migliore o più adatte alle escursioni richieste».
Qualcosa si muove, insomma, a Sestriere. Di nostalgia non si vive, anche se regale. Si muove qualcosa negli alberghi, e chissà che presto non ce ne sia uno a cinque stelle. Quello in cui siamo finiti noi (parentesi Tripadvisor) e di cui tacciamo il nome per carità, ne ha quattro ma ne meriterebbe al massimo due. Anche la gastronomia langue, il migliore ristorante secondo i canoni «cittadini» è il Belle Époque dell'hotel Principi di Piemonte, «ma come si fa a investire sul personale in un locale che resta aperto quattro mesi l'anno?», ci dice il direttore Marco Timossi. Così chi ha voglia di muoversi preferisce le baite in quota, La Cioca per dire, dove gustare le Cajette, piatto povero della tradizione occitana a base di patate.
Per un aperitivo c'è l'Officina, con un tocco hipster, dove non brillano per simpatia e i prezzi sono alti, ma l'Haswell, una sorta di Gin Tonic alla liquirizia, fa il suo lavoro. Si balla al Tabata, pare una delle discoteche più in voga d'Italia, con pullman di John Travolta di provincia che arrivano da tutto il Nord-Ovest. Non è Rimini, è Sestriere.
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