Settant'anni in Vespa Abbiamo fatto strada sfrecciando su 2 ruote

Amata dai proletari (ma anche da nobili e Vip) È da sempre l'icona di chi sceglie l'ottimismo

Settant'anni in Vespa Abbiamo fatto strada sfrecciando su 2 ruote

È vero: il primo amore non si scorda mai. Solo che per me è stato tutto più facile. Intendo dire che il mio primo amore è ancora in servizio permanente effettivo: perchè è la Vespa. Come mai non mi sono ancora stancato di Lei? Semplice: perchè ha soltanto 70 anni e riesce ancora a conquistarmi. In altre parole, sa sempre come sedurmi. Che si tratti di una gimcana tra le auto in città o di una gita al mare o di una salita. Già, quante salite con Lei. E che emozione ancora oggi, che orgoglio da farti gonfiare il petto, se arrivi (e ci arrivi sempre) in cima appaiato ad una Kawasaki Ninja che strabuzza i fari per la sorpresa. Dunque sembra ieri, ma era il 29 Marzo del 1946 quando la Piaggio lancia sul mercato una rivoluzione a due ruote: la Vespa 98. Motore due tempi,velocità massima 60 chilometri orari, tre marce. Prezzo: 55 mila lire. Nata su progetto dell'ingegnere aeronautico Corradino D'Ascanio, la Vespa viene presentata al pubblico come «motoleggera utilitaria» per esaltarne la caratteristica di mezzo di trasporto alternativo, ammiccando alla voglia di evasione degli italiani. E così, pagina dopo pagina, si riempiono di fotografie in bianco e nero gli album dei ricordi di un Paese che ha soltanto il desiderio di risollevarsi e tornare a sognare dopo la guerra. Appena comincia a farsi vedere in giro ( il brevetto sarà depositato il 23 Aprile), la Vespa ammalia come fosse la Sirena della Rinascita: accoglie a bordo famiglie intere con padri alla guida, madri sedute di lato, perfettamente composte, con i figli più piccoli al centro sella e i più grandi dietro la scocca. Con buona pace dei nuovi e un po' pedanti ortodossi del codice della strada, l'insetto più insidioso ma anche più sensuale, che avrebbe mai potuto uscire dalla fantasia di un ingegnere aeronautico che odiava le motociclette, diventa l'icona degli spiriti liberi. Che vogliono anche starsene comodi, visto che, per disegnarla, Corradino D'Ascanio si mise in poltrona e provò a stendere le braccia in avanti e assumere la più pratica e confortevole delle posizioni di guida . A Enrico Piaggio esce così la famosa esclamazione «sembra una Vespa!», quando vede il prototipo nello stabilimento di Pontedera, una delle tre fabbriche aeronautiche di famiglia, messe in ginocchio dai bombardamenti e che deve assolutamente puntare sulla riconversione della produzione per uscire dalla crisi. Come? Scommettendo sulla mobilità individuale. E'vero, la prima Vespa 98 costa come qualche mensilità di un operaio di allora. Ma si può pagare a rate e quindi non è un sogno impossibile. Anzi è una sogno che ti può portare a vedere il mare da vicino, finalmente, e a passeggiare sulla spiaggia, tenendo per mano la tua fidanzata. E il tutto con meno di un pieno. Provate a salire con me sulla Vespa del'46 :niente struttura tubolare in acciaio e niente tunnel centrale, il cambio sul manubrio, il motore coperto con il telaio per rimediare alle perdite d'olio che macchiavano i pantaloni e la ruota di scorta perchè sulle strade sterrate dell'epoca, le frequenti forature si potevano rimediare solo con toppe di fortuna. È davvero una nuova Primavera. Che fa diventare la Vespa anche prim'attrice di film celeberrimi come quel «Vacanze romane», del 1953, diretto da William Wyler nel quale Gregory Peck si porta a spasso e in sella un'affascinante Audrey Hepburn. Come, sempre in primo piano, compare in «Torna a Settembre», «Poveri ma belli» , «Il talento di mister Ripley», «American Graffiti» e in «Caro Diario» di Nanni Moretti, a dimostrazione che la Vespa non è nè di sinistra nè di destra ma è solo ed esclusivamente la Vespa. È la musica? Ascoltate il motore della Vespa e ascolterete la colonna sonora della libertà . Basta il brano dei Luna Pop e il refrain «come è bello andare in giro con le ali sotto i piedi», per entrare in sintonia con questo magico mezzo. Adesso scusate ma metto il punto.

Perchè, armato di carta vetrata devo scendere nel box a pulire la candela di una delle mie Vespa ( non Vespe al plurale,per carità!). È la mia prima Vespa, una 50 L regalatemi da mio padre nel 1969. L'ho restaurata perfettamente e si è meritata la Targa del Registro Storico. Non sarò diventato storico, anch'io?

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