
Elon Musk sfida Donald Trump e insiste sull'idea di creare un nuovo partito politico, una mossa che potrebbe inasprire ulteriormente la faida con il presidente Usa. Il patron di Tesla ha lanciato l'idea per la prima volta giovedì, tra una frecciata social e l'altra, pubblicando un sondaggio su X per chiedere ai suoi 220 milioni di follower se pensavano che fosse «il momento di creare un nuovo partito politico negli Stati Uniti per rappresentare l'80% della popolazione al centro».
Il giorno dopo, l'ex first buddy ha osservato che l'80% degli intervistati appoggiava l'idea: «È destino», ha commentato, supportando il suggerimento di un suo fan di chiamarlo America Party. Un nome che ricorda America Pac, il comitato di azione politica fondato da Musk l'anno scorso che è stato il principale strumento per spendere 239 milioni di dollari per la campagna di Trump. In realtà creare un nuovo partito è più facile a dirsi che a farsi: quello Democratico e Repubblicano, e alcuni dei «terzi» partiti più grandi, hanno già accesso alle schede elettorali praticamente in ogni stato Usa, e un'organizzazione emergente che spera di essere competitiva dovrebbe destreggiarsi in una selva di regole per far sì che i suoi candidati siano presenti.
Non è chiaro quanto Musk prenda sul serio l'idea di rompere con il Gop, ma le sue riflessioni sulla fondazione potrebbero indicare l'intenzione di rimanere impegnato in politica e sfidare l'influenza di Trump. Allo stesso tempo, però, il miliardario sembra voler arginare la guerra online con il tycoon cancellando i post più aspri dai social. A partire da quello in cui sosteneva che il nome di The Donald compare nei file relativi al defunto finanziere e molestatore sessuale Jeffrey Epstein, e che per questo motivo i documenti non fossero stati completamente resi pubblici dal dipartimento di Giustizia.
Il sudafricano non ha fornito prove che sostengano l'accusa, pubblicata su X giovedì e definita una «bomba». Sabato mattina, tuttavia, il post relativo agli «Epstein file» non era più visibile. Lo stesso è avvenuto per il messaggio - sempre di giovedì - in cui l'ex first buddy ha risposto sì al post in cui si affermava che «Trump dovrebbe essere messo sotto accusa e che Vance dovrebbe sostituirlo». Questi ultimi sviluppi parrebbero suggerire che Musk stia cercando di ricomporre la lite esplosa negli ultimi giorni, anche se Trump, da parte sua, ha chiarito di non avere nessuna intenzione di riconciliarsi con l'ex alleato. Come sottolinea il New York Times, la rottura potrebbe costare cara a Tesla: finché sarà persona non grata nell'amministrazione Trump, il suo Ceo farà fatica a convincere i repubblicani a non smantellare le politiche climatiche che valgono miliardi di dollari a favore dell'azienda di auto elettriche. Ed Elon rischia pure di perdere influenza con le autorità di regolamentazione federali, che potrebbero decretare il successo o il fallimento dei suoi piani di diffusione di taxi senza conducente, da lui considerati il futuro della società.
Peraltro in un momento in cui Tesla sta già subendo un forte calo di vendite e profitti, giovedì il prezzo delle azioni è crollato del 14% dopo che Musk e Trump hanno iniziato a insultarsi a vicenda sui social media, per poi recuperare circa il 4% il giorno successivo, forse nella speranza di una tregua.VRob