Roma - Matteo Renzi sceglie l'esilio virtuale. L'ex premier imita Beppe Grillo. Il segretario del Pd si affida al blog per riconquistare la fiducia degli italiani e ricostruire la comunità del Pd. L'ex sindaco di Firenze decide di utilizzare un'arma del consenso grillino per rifarsi una verginità politica. Si, quel blog - «bistrattato e considerato distante dalla realtà» - diventa, oggi, per Renzi il cavallo di battaglia su cui salire dopo la sconfitta al referendum costituzionale del 4 dicembre. Non importa se era stato lo stesso Renzi a suggerire a Grillo, nel febbraio 2014, durante le consultazioni per la nascita del suo governo, di abbandonare la rete. Di uscire dal blog e calarsi nel Paese reale.
Tre anni dopo, la giravolta renziana è servita. Cambiare idea, velocemente, resta una costante del pensiero del politico fiorentino. L'ex premier abbandona l'Italia fatta di uomini e donne, di carne e sangue, per rifugiarsi nel mondo virtuale. Renzi è ormai abituato a fare il contrario di ciò che promette: aveva assicurato di voler mollare la politica in caso di sconfitta al referendum. Ed, invece, eccolo ancora alla guida del partito, pronto a inondare la rete di annunci. Una fuga nel blog imposta dal silenzio di tv e giornali, sempre meno disposti a trasformare in titoli i messaggi renziani. Da settimane l'ex sindaco di Firenze prova, inutilmente, a ritagliarsi uno spazio. Prima con il silenzio. Poi con una visita a sorpresa a Napoli ignorata dai media. L'effetto Renzi non attrae più. Gli italiani il 4 dicembre hanno detto chiaramente di preferire una politica concreta alla sterile esuberanza dell'ex capo dell'esecutivo. Oscar Farinetti aveva suggerito a Renzi un'altra strada: un periodo di pausa negli Stati Uniti. Niente fuga: Renzi ha deciso di optare per un esilio forzato nell'Italia del web. Di rifugiarsi nel mondo dominato dalla furia grillina. In una galassia dove non esiste il contradditorio ed è più semplice imporre la propria idea anche se sbagliata. Nel Paese reale Renzi è oscurato dal presidente del Consiglio Paolo Gentiloni.
Ieri c'è stato il battesimo ufficiale del nuovo cavallo di battaglia. L'ex premier precisa subito che non si tratta di «un blog per reduci». In parte ha ragione, l'unico reduce della politica è lui. Il segretario dei democratici spera di ripartire. Alle 10 del mattino il primo post. Renzi rivendica quello che ha fatto e intende usare la piattaforma ma come laboratorio di idee. Di discussione. Al confronto, però, Renzi si mostra sempre più allergico.
Basta scorrere la bacheca del suo profilo Facebook per notare l'irritazione dell'ex premier alle critiche. Renzi risponde piccato, quasi con aria da bullo. Non tollera il confronto. Quale migliore scorciatoia del blog per imporre il pensiero unico. Anche a costo di inseguire Grillo e cambiare un'altra volta idea.
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