Siamo una nazione che si spopola e invecchia

Nel 2065 6,5 milioni di italiani in meno. Bassetti (Cei): «I giovani sono spesso i nuovi poveri»

Un Bel Paese anziano e spopolato. Secondo le stime dell'Istat, da qui al 2065, in 47 anni, l'Italia perderà probabilmente il dieci per cento dei suoi abitanti, scendendo a 54,1 milioni di residenti. Sei milioni e mezzo di italiani che spariscono nel giro di nemmeno cinquant'anni è un dato che fa riflettere, ma ovviamente è solo una previsione demografica, come tale suscettibile di errore. La forchetta tra le due previsioni estreme è ben larga, e la previsione più ottimistica vede addirittura la possibilità che i residenti, da qui al 2065, aumentino di quasi un milione e mezzo, toccando quota 62 milioni dai 60,6 del primo gennaio 2017, utilizzato come dato di partenza per i calcoli dell'Istituto di statistica. La stima al rialzo è però accreditata di una probabilità empirica molto bassa (solo il 9 per cento delle simulazioni porta a questo risultato), mentre dall'altra parte c'è la stima di decrescita massima, che vede tra 47 anni una popolazione italiana «limata» di oltre 14 milioni di cittadini, per un totale di appena 46,4 milioni di residenti. Il dato «mediano» tra i due estremi porta appunto a quei 6,5 milioni di «scomparsi». Come se da qui al traguardo del 2065, ogni anno, dall'Italia svanissero gli abitanti di una città come Salerno. Il trend è progressivo, le differenze tra le aree geografiche del Paese sensibili. Segna il passo proprio il Sud, che con le Isole vede un calo demografico sia nel breve (fino al 2025) che nel medio (2025-2045) periodo, con -2,6 per mille (Sud) e -2,9 (Isole) e -4,5 per mille (Sud) e -4,7 (Isole) rispettivamente, per poi accelerare nel lungo periodo, arrivando a -8,3 abitanti per mille (Sud, -7,9 per le Isole) tra 2045 e 2065. Solo nell'ultimo ventennio anche il Nord e il Centro, in lieve incremento fino al 2045, vedrebbero invertire la tendenza, segnando da qui a mezzo secolo comunque un probabile calo della popolazione residente rispetto alle statistiche demografiche attuali. L'effetto, ovvio, è che nel 2065 il peso demografico graverà in proporzione sempre più verso il centro nord, dove vivranno più del 70 per cento dei residenti del nostro Paese.

A questo dato si accompagnano altre «novità», alcune apparentemente in contraddizione. Come l'aumento della fecondità e del numero delle nascite (da 1,34 a 1,56 figli per donna tra 2017 e 2065) ma senza riuscire a star dietro all'aumento dei decessi. Con un saldo negativo annuo che, tra 47 anni, arriverà a -400mila, con il doppio dei decessi rispetto ai nuovi nati. Eppure la vita media in Italia aumenterà, tanto che l'età media della popolazione - oggi a 44,9 anni - sfonderà la soglia dei 50 anni. L'aspettativa di sopravvivenza, in meno di mezzo secolo, regalerà in media 5 anni in più sia agli uomini (da 80,6 a 86,1) che alle donne (da 85 a 90,2). E per diventare un Paese dai capelli grigi non dovremo aspettare la fine del periodo analizzato, perché secondo l'Istat il picco di invecchiamento arriverà prima, tra il 2045 e il 2050, quando gli ultrasessantacinquenni sfioreranno il 34 per cento del totale della popolazione residente. Gualtiero Bassetti, presidente della Cei, ieri ha detto che «i giovani sono sempre più spesso i nuovi poveri». Presto, oltre che poveri, non saranno più nemmeno giovani.

Quanto ai migranti, da qui a 50 anni accoglieremo secondo l'Istat 14,6 milioni di stranieri. Un flusso costante, anche se via via calante, dai 337mila dello scorso anno ai 271mila del 2065. Quando saremo molti di meno, molto più vecchi, molto meno italiani.

MMO

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