Fantastico risultato: l'Italia è l'unico Paese della storia moderna in cui la sinistra dopo aver dato la caccia al leader del fronte opposto usando tutti i mezzi interni ed esterni alla politica, dopo averlo ferito ma non ucciso, si trova costretta a riconoscerlo come suo Lord protettore e garante della propria esistenza in vita. La democrazia parlamentare si è in questi anni sgretolata, sperduta nel bosco della zoologia fantastica e del latinorum di fantasia come il Porcellum, il Mattarellum e, se non ricordiamo male, il Consultellum. Renzi ha detto a Davos che «la riforma più importante per l'Italia è la credibilità» e che l'Italia deve essere «un laboratorio di innovazione e non un museo». Sante parole. L'Italia appare ormai un museo di incredibili cianfrusaglie e parole dissanguate da ogni senso. Il senso riemerge però nel finale di partita, quando si scopre che l'Italia del cittadino Matteo Renzi è una Repubblica fondata su Silvio Berlusconi. È un dato di fatto che naturalmente manda in bestia la sinistra vecchio stile: con il voto del Senato di ieri e la blindatura di tutto ciò che è stato deciso nel cosiddetto «Patto del Nazareno», la sconfitta è evidente e definitiva. Ma bisogna ricordare che quando si dice «sinistra» in Italia bisogna intendersi: la sinistra oggi smarcata e fuori gioco non è quella delle riforme laburiste, ma la sinistra delle emozioni e delle furie condivise, del disprezzo aristocratico che ha più a che fare con la gauche caviar francese che con il riformismo europeo. Per salire sul treno del riformismo europeo, la sinistra brutalmente depurata e razionalizzata da Matteo Renzi scopre però che non può fare alcuna riforma se non ricorrendo al sostegno di colui che fu l'arcinemico, ovvero Silvio Berlusconi, come i fatti, le foto, le cronache dimostrano.
Un altro grande riformista concreto e deciso fu Bettino Craxi contro il quale fu scatenata la prima caccia all'uomo, anzi al «cinghialone» (copyright di Giampaolo Pansa) una caccia che finì con la cacciata e la morte dell'arcinemico di allora. Ma anche quella fu una vittoria di Pirro perché il clima da guerra civile mentale, da crociata paranoica e furiosa, hanno finito con sgretolare la sostanza della nostra democrazia che ha trasformato gli italiani in disertori delle urne. Ciò che sta accadendo in queste ore dimostra che un processo di riforma può ripartire con qualche speranza di successo. Questo dicono i fatti che possiamo registrare finora. E che cosa ha saputo opporre la sinistra del mugugno e del ribellismo? Una nuova teoria del complotto come se il Patto del Nazareno seguisse il modello del patto del 1939 fra Germania nazista e Unione Sovietica, con i suoi protocolli segreti. Quali saranno i protocolli segreti che stanno dietro un'alleanza dettata sia dal buon senso che dalla necessità? L'unico materiale occulto, ma diciamo meglio occultato, ci sembra l'ottusità della vecchia sinistra più volte castigata dal principio di realtà.
Il contrappasso sta proprio in questo: le riforme possibili sono tali se e soltanto se si mette fuori gioco la sinistra inutilizzabile che si nutre soltanto di umori e rancori (è il suo metabolismo) e si riconosce l'esistenza di un fronte politico riformista a più voci e diverse culture. In quel fronte che ieri si è fortemente consolidato ci sono due ruoli: quello del primo ministro e quello di un Lord protettore che ha saputo resistere a denti stretti senza farsi eliminare.
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