Fausto BiloslavoBruxelles Edoardo Camilli, 32 anni, ha fondato nella capitale belga la Horizon intelligence, società di consulenza sulla sicurezza, che lavora per aziende e il ministero degli Esteri canadese. L'italiano trapiantato a Bruxelles ha le idee chiare sulla minaccia jihadista in Europa.
Dopo la strage le bandiere nere reclutano ancora nella capitale belga?
«Il giorno di Pasqua i jihadisti hanno inviato ai giovani di Molenbeek (comune di Bruxelles fucina di estremisti islamici, ndr) un sms con il seguente testo in francese: «Fratelli, perché non vi unite a noi nella lotta contro l'Occidente? Fate la scelta giusta nella vostra vita». L'sms è partito da una scheda prepagata. Le autorità belghe non hanno i mezzi per rintracciarlo. Non è l'unico inconveniente tecnico. Durante gli attentati il sistema di comunicazione Astrid utilizzato proprio in situazioni di emergenza è andato in tilt. Gli agenti impegnati sul terreno si tenevano in contatto via Whatsapp».
Il fallimento nel prevenire è dell'intelligence?
«L'unità Terro, che di questo deve occuparsi, è incapace di processare le ingenti segnalazioni che arrivano non solo dalla polizia. Un esempio pratico: il 26 giugno 2015 il governo turco informa che il combattente jihadista Ibrahim El Bakrauoi è stato arrestato a Gaziantrep vicino al confine siriano. E il 14 luglio rinnova l'informazione che sarà estradato in Olanda. A causa della grande mole di segnalazioni, l'unità Terro ci ha messo 5 mesi per capire che era una notizia rilevante. Nel frattempo Ibrahim era sparito e il 22 marzo si è fatto saltare in aria all'aeroporto di Bruxelles».
Per questo nessuno si è accorto del passaggio del terrorista in Italia?
«Nel nostro Paese era in transito verso la Grecia. Mi soffermo sulla tempistica. L'arrivo a Treviso e poi il proseguimento a Venezia avviene solo 9 giorni dopo la sua estradizione in Olanda dalla Turchia. Probabilmente voleva uscire dal radar delle autorità belghe e allo stesso tempo pianificare gli attacchi di Bruxelles con Salah Abdeslam (arrestato a Molenbeek quattro giorni prima dell'attacco nella capitale belg, ndr) e Abdelhamid Abaaoud (il capo cellula di Parigi ucciso in un raid dell'antiterrorismo, ndr). La cellula jihadista si muoveva liberamente in Europa».
Dopo gli attacchi l'antiterrorismo belga ha arrestato decine di sospetti. È sufficiente?
«Solo nell'area di Bruxelles hanno trovato 6-7 covi prima di Pasqua. In alcuni c'erano degli esplosivi. Probabilmente ci sono altri covi ancora da scoprire. Si tratta di una rete con collegamenti europei e non è escluso un filo diretto con Raqqa (la capitale del Califfo in Siria, ndr)».
Colpiranno ancora?
«A Bruxelles volevano emulare la strage di Parigi, ma l'arresto di Abdeslam ha fermato l'azione a colpi di kalashnikov nei caffè. La tattica, però, è sempre la stessa: attacchi nelle capitali in zone diversificate e lontane fra loro per disperdere l'intervento di forze di sicurezza e soccorsi. Una scelta a basso costo, di facile attuazione e molto efficace in termini di vittime, che rivedremo ancora in Europa».
Le centrali nucleari sono veramente nel mirino?
«I fratelli kamikaze di Bruxelles, El Bakrauoi, avevano piazzato una telecamera nascosta davanti all'abitazione del direttore del programma nucleare belga. Le dodici ore di video sono state ritrovate in dicembre in Francia nell'appartamento della compagna di Mohammed Bakkali, che ha affittato il nascondiglio di Bruxelles per preparare le cinture esplosive utilizzate a Parigi. Solo a febbraio è scattato l'allarme e il 4 marzo il governo ha deciso la protezione militare delle centrali di Doel, Thiange, Mol, Dessel e Fleurus. Come analista della sicurezza mi chiedo se ci sono delle barriere contro attacchi con auto o camion minati, dinamiche classiche utilizzate in Medio Oriente. E non escludo operazioni con droni, che lanciando ordigni, come un proiettile di mortaio, potrebbero fare seri danni».
Come è possibile che il Belgio sia arrivato a questo punto?
«Per anni c'è stata una libera proliferazione dei gruppi jihadisti e i
sistemi di prevenzione si sono rivelati fallimentari. Il problema riguarda i mancati investimenti, ma deriva da una sottovalutazione politica della minaccia che ha portato a una sicurezza colabrodo».www.gliocchidellaguerra.it
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