Sigarette vietate in Vaticano: "Il fumo fa male"

Dal 2018 stop alla vendita di tabacco nello Stato Pontificio a religiosi, dipendenti e diplomatici

Sigarette vietate in Vaticano: "Il fumo fa male"

Roma Addio sigarette a buon prezzo in Vaticano. Le «bionde» saranno bandite, per volere del Papa, e non saranno più in vendita, all'interno delle mura Vaticane, a partire dal primo gennaio 2018. Svolta salutista di Bergoglio che ha deciso la sospensione del commercio di sigarette a dipendenti, religiosi e diplomatici all'interno del territorio vaticano, per non cooperare con una «pratica che danneggia la salute».

«Il Santo Padre ha dichiarato il portavoce Greg Burke - ha deciso che il Vaticano terminerà la vendita di sigarette ai propri dipendenti a partire dal 2018. Il motivo è molto semplice: la Santa Sede non può cooperare con un esercizio che danneggia chiaramente la salute delle persone. Secondo l'Organizzazione Mondiale della Sanità si legge nella nota diffusa dal Vaticano - ogni anno il fumo è la causa di più di sette milioni di morti in tutto il mondo. Le sigarette, vendute ai dipendenti e pensionati del Vaticano ad un prezzo scontato, erano fonte di reddito per la Santa Sede. Tuttavia, nessun profitto può essere legittimo se mette a rischio la vita delle persone». Continuerà invece la vendita dei sigari, ha precisato Burke, ricordando che «il numero di chi fuma i cubani è molto minore».

La decisione di Francesco porterà inevitabilmente a un calo notevole nelle entrate delle casse del Vaticano. Un pacchetto di sigarette, infatti, costa in media il 22% in meno del prezzo di vendita in Italia. E non è insolito trovare fila interminabile all'interno del magazzino tabacchi, dove è possibile acquistare a prezzi convenienti (senza Iva, come agli aeroporti per intenderci) anche profumi e materiale elettronico. Le sigarette possono essere ora acquistate soltanto dai dipendenti vaticani per un massimo di cinque stecche al mese. L'incasso si aggira sui 10 milioni di euro l'anno. Ma dal 2018 lo stop. Cosa penseranno i cardinali e i monsignori? Non è un mistero che anche tra i porporati ci siano fumatori incalliti. Durante i giorni del pre-conclave del 2005 (quando fu eletto Joseph Ratzinger al Soglio di Pietro) fu visto più volte l'allora arcivescovo di Lisbona, il cardinale portoghese José da Cruz Policarpo, uscire da Santa Marta per fumare. E c'è chi racconta che fu proprio un cardinale spagnolo, nel Conclave dell'agosto 1978 che elesse il patriarca di Venezia Albino Luciani, a sdoganare le sigarette negli ambienti curiali. Vicente Enrique Tarancon, all'epoca arcivescovo di Madrid e fumatore incallito, preoccupato del fatto che, nei momenti di libertà, nessuno si accendesse una «bionda», un giorno prese l'iniziativa. Di lì a breve altri fumatori seguirono l'esempio. Quando finalmente dal comignolo della Cappella Sistina uscì la tanto attesa fumata bianca con la quale si annunciava al mondo l'elezione di Luciani, un porporato americano - raccontò il cardinale belga Leon Joseph Suenens - chiese al neo eletto Papa di poter fumare.

Giovanni Paolo I, preso alla sprovvista, rifletté per un istante, poi sorrise: «Eminenza, lei può fumare. A una condizione: il fumo deve essere bianco». Sugli scaffali del magazzino vaticano si continueranno a trovare sigari, vini e liquori.

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