Roma - Onorevole Maurizio Lupi, lei è stato tra i primi ad aderire al progetto di una federazione dei moderati lanciata da Silvio Berlusconi. Può davvero funzionare il progetto de L'Altra Italia?
«Ricordo che Berlusconi già nel gennaio di quest'anno, nella ricorrenza dei cento anni dal discorso ai liberi e forti di Don Sturzo, lanciò il suo appello a L'Altra Italia. Dissi subito che l'intuizione era giusta. Il punto è che c'è un pezzo di Italia che non si sente rappresentata e che vuole tornare a essere protagonista».
In tempi di disintermediazione e di personalizzazione della politica è possibile un nuovo dialogo con la società civile?
«Esiste un pezzo di società viva e reale. Al di là della crisi dei sindacati e delle associazioni, ci sono realtà territoriali, piccole e medie imprese, il mondo no profit. È una strada forse più difficile che non porta a un consenso immediato, ma lo stesso Don Sturzo trascorse anni a girare l'Italia per risollecitare pezzi di società viva, a parlare con i giovani, con le casse rurali. Di fronte a uno Stato che torna accentratore, in un momento in cui le imprese sono percepite come un pericolo, in cui passa l'idea giustizialista che tutti sono colpevoli serve una grande reazione».
C'è chi liquida questo progetto come il tentativo di fare una semplice sommatorie di sigle.
«E secondo me sbaglia perché Berlusconi ha colto il punto, ha detto che è il momento di rinnovarsi e rimettersi in gioco. Mi ha colpito in particolare il riferimento alla gratuità, cioè alla volontà di aprirsi all'esterno rinunciando alle rendite di posizione».
Forza Italia appare come il nucleo portante di questo progetto. Il partito azzurro però vive un momento molto difficile.
«È chiaro che se Forza Italia si spaccasse sarebbe un peccato e un problema. Non è il momento di dividerci, ma di unirci. Chi sta incontrando oggi la società? Questa è la provocazione che mi affascina di Berlusconi. Ma questo progetto, se Forza Italia salta, rischia di fallire».
Per riunire i vari soggetti che potrebbero confluire nell'Altra Italia quali regole servono?
«Servono innanzitutto valori e contenuti, stiamo assistendo al governo del baratto, ti do quota 100 e in cambio ottengo il reddito di cittadinanza, non c'è un'idea di Paese, un progetto di sviluppo industriale. Ma servono anche regole perché se un giovane vuole avvicinarsi alla politica deve avere chiaro che può incidere e partecipare davvero».
L'Altra Italia la immagina alleata con la Lega?
«Certo, l'interlocuzione ci deve essere. Ma tanto più si è deboli, tanto meno si riesce a interloquire. Il problema non è la forza dell'altro, il problema è la tua debolezza, La Lega con i suoi contenuti identitari condizionava i governi di centrodestra.
Ma è altrettanto vero che se manca un centro forte la proposta della Lega diventa diversa da quella tradizionale del centrodestra. Un contenuto di centro dovrà pur esserci. I vuoti si riempiono, se non saremo noi sarà qualcun altro a riempirli» FdF- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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