Sindaca sotto assedio: resisto Ma è sempre più isolata

La Raggi in conferenza stampa legge un testo e non risponde alle domande. E metà partito la vuole fuori

Sindaca sotto assedio: resisto Ma è sempre più isolata

Isolata, imbarazzata, costretta a subire bordate da ogni parte. La poltrona del sindaco di Roma Virginia Raggi oscilla sotto i colpi delle inchieste, che ieri hanno portato dietro le sbarre il suo braccio destro Raffaele Marra per corruzione.

Il venerdì nero per lei inizia con l'arresto da parte dei carabinieri del capo del Personale del Comune per una maxi tangente da 367mila euro ricevuta dall'immobiliarista Sergio Scarpellini, finito anche lui in manette. Denaro, con il quale il dirigente capitolino, avrebbe acquistato una casa Enasarco. L'inchiesta ha fatto tremare il terreno sotto i piedi della sindaca, che solo tre giorni fa, di notte e con il volto segnato, era stata costretta ad annunciare con un videocomunicato su Facebook le dimissioni dell'assessore all'Ambiente Paola Muraro, raggiunta da un avviso di garanzia. Il breve filmato, concordato con i «consiglieri di maggioranza», lasciava immaginare una compattezza che non c'è. Sempre più «punte» dei Cinque Stelle sono pronte a graffiarla. Ieri Beppe Grillo non l'ha difesa, barricato all'Hotel Forum di Roma. Virginia resiste, ma è sempre più isolata e assediata. Anche da una parte dei suoi. «Penso che qualcuno dovrebbe chiedere scusa e ringraziare Carla Ruocco e Roberta Lombardi», dice il parlamentare Michele Dell'Orco. «Fermo restando che occorrerà verificare, si parte dal presupposto che se vuoi essere severo con gli altri devi essere inflessibile con te stesso», fa eco il senatore Nicola Morra.

Proprio l'arrogante difesa, che aveva spinto la Raggi a dire «senza lui non vado avanti» aveva provocato la rottura mai ricomposta con Roberta Lombardi, richiamata dai vertici per aver definito il capo del Personale «un virus». Ieri, però, la deputata ha celebrato su Facebook la sua rivincita citando Martin Luther King: «La vigliaccheria chiede: è sicuro? L'opportunità chiede: è conveniente? La vanagloria chiede: è popolare? Ma la coscienza chiede: è giusto? Prima o poi arriva l'ora in cui bisogna prendere una posizione che non è né sicura, né conveniente, né popolare; ma bisogna prenderla, perché è giusta». Se non è un invito alle dimissioni, poco ci manca.

Di fatto la Raggi è in difficoltà. Per tutta la mattinata è stata un «fantasma» in Campidoglio, dove due giorni fa anche la Guardia di Finanza aveva fatto capolino per acquisire documenti utili per l'altro faldone della Procura, quello su presunte irregolarità sulle nomine fatte dal sindaco. La sindaca è apparsa insieme al suo vice Daniele Frongia davanti ai giornalisti solo per leggere un breve comunicato: tre minuti e poi fuga, senza rispondere alle domande.

Una replica fiacca poco credibile: il suo fedelissimo Marra è diventato «uno qualunque». «Il dottor Marra è uno dei 23mila dipendenti capitolini, il mio braccio destro sono i cittadini romani ed è per loro che ogni giorno lavoriamo - ha detto -. Voglio essere chiara: l'Amministrazione va avanti. Voglio evidenziare che Marra non è un esponente politico di questa giunta ma un dirigente di questa amministrazione da 10 anni. Ci siamo fidati, probabilmente abbiamo sbagliato, mi dispiace per i cittadini romani, per il M5S e per Beppe Grillo che aveva manifestato perplessità. Lo sostituiremo subito, abbiamo piena fiducia nella magistratura». Poi, riferita alla seconda inchiesta della magistratura, che vuole vederci chiaro sulla nomina di Salvatore Romeo e Carla Raineri per cui si procede per abuso d'ufficio, per ora senza indagati dice: «Faremo tutto quanto nelle nostre possibilità e per quanto di nostra competenza per fare luce».

Nel pomeriggio, poi, di nuovo desaparecida, mentre in aula di discute di bilancio e Pd e lista «Roma torna Roma» chiedono che vada a riferire sull'accaduto. De Vito sospende la seduta e allontana i consiglieri.

Per paradosso, è proprio dall'opposizione che si leva l'unica voce che frena il linciaggio: «È il Pd che a Milano sta difendendo Sala a spada tratta, anche dicendosi a favore dell'autosospensione, mentre a Roma chiede le dimissioni della Raggi. Non capisco questa incoerenza», firmato Stefano Parisi.

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