Il sindacato rosso per la prima volta non dà indicazioni di voto e le tute blu sono schierate con Tsipras. Così come la nomenclatura democratica bolognese

nostro inviato a Bologna

Sgambetti. Che fanno salire ancor più la tensione. Che aumentano gli sbuffi di irritazione e rendono decisamente meno, molto meno sopportabile il clima. In casa Pd, alla vigilia del voto regionale di domani a Bologna aleggiano troppi sospetti. Vecchi e nuovi rancori, veleni.

E voglia di sgambetti, appunto. Percorsi tortuosi, che conducono sempre e comunque lì a un unico bivio, quello presieduto dalla coppia Landini e Camusso che certo non ha aiutato né il candidato Pd alla poltrona di governatore dell'Emilia Romagna, Stefano Bonaccini, né, ancor meno, il premier Matteo Renzi. Che giovedì sera è approdato al Paladozza per chiudere la campagna elettorale ma è stato accolto all'ingresso da contestazioni, fischi e lanci di uova forse perché, come lui stesso ama ripetere, potesse farci le sue solite crêpes. Ma che hanno rappresentato ancora una volta il segno tangibile di un diffuso malumore nei confronti del governo.

Da tempo la Fiom dell'emilianissimo Maurizio Landini guarda con molto distacco in queste terre il Pd e da tempo, parimenti, strizza l'occhio non solo ad alcuni esponenti del Movimento 5 Stelle ma anche e soprattutto alla lista Tsipras (che corre sotto la bandiera de l'Altra Emilia Romagna) e quindi a Cristina Quintavalla. È un altro dato di fatto che tutta la Cgil questa volta, e per la prima volta, non ha dato indicazioni di voto ai suoi iscritti ed è un dato di fatto che esponenti di spicco della nomenclatura piddina bolognese come l'ex segretario dei Ds Mauro Zani, l'ex magistrato Libero Mancuso e l'architetto Pierluigi Cervellati abbiano mostrato e dimostrato in queste settimane di ruotare felicemente nell'orbita della lista Tsipras.

Una linea ribadita e sottolineata, giusto poche ore fa, anche da Bruno Pizzica, segretario regionale dello Spi-Cgil, il sindacato dei pensionati che costituisce un pacchetto di voti pesante visto e considerato che gli iscritti sono 460mila: «Abbiamo scelto di non dire per chi votare ma percepiamo un disagio diffuso. Detto questo facciamo comunque appello perché i cittadini dell'Emilia Romagna vadano a votare».

Altro che sbuffi d'irritazione. Altro che tensione. Lo stesso Bonaccini, super candidato blindato, poche ore prima di accogliere a braccia aperte Matteo Renzi sul palco del Paladozza, si è lasciato sfuggire una sua nemmeno troppo personale convinzione. E cioè che negli ambienti di sinistra di questa Regione sono molti coloro che vorrebbero approfittare di questa tornata elettorale per far pagare dazio al premier. Vendicarsi di certi suoi atteggiamenti. E fargli capire che deve tornare sotto stretta vigilanza. «Qualcuno dei nostri – ha ammesso Bonaccini - farà lo sgambetto a Renzi approfittando di queste votazioni. Io ho cercato, in questa campagna elettorale, di far comprendere e mettere in chiaro la mia linea, una linea vicina al governo ma che deve e dovrà rispettare le peculiarità della nostra Regione. E per questo mio atteggiamento per questa mia linea non piaccio a tutti. Alcuni renziani mi considerano troppo bersaniano e alcuni bersaniani mi ritengono troppo renziano. Quindi andiamo al voto così e sia quel che sia».

Quanto a Renzi dal palco del Paladozza ha cercato di replicare al boicottaggio di Cgil e Fiom con queste parole: «Non hanno fatto sciopero contro la Fornero e ora lo fanno contro di noi. Lo fanno per un motivo politico. È l'ora di dirlo che noi vogliamo bene al sindacato. Vogliamo bene a un sindacato che si preoccupa di difendere i lavoratori e non le sigle sindacali». Poi, provando scaramanticamente a dribblare la paura dell'astensionismo se l'è presa in anticipo già con i soliti «gufi«: «Se vinciamo diranno che c'era poca affluenza, non saranno mai contenti. Cerchiamo di essere contenti noi, andando domenica a votare per Bonaccini». E ha concluso: «Io sono qui innanzitutto per dire grazie del percorso che abbiamo fatto insieme, è una ragione di stima, di rispetto e amicizia. Sono qui per dire a un amico che è bello che ti metti in gioco».

E, rivolgendosi all'ormai ex presidente della Regione

Vasco Errani, gli ha preconizzato una prossima sistemazione: «Vasco non pensi di essere in pensione, abbiamo bisogno di lui a Roma e lo andremo a prendere e lo porteremo a Roma». Insomma, ci sono pensionati e pensionati.

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