Roma Ora tutti vogliono più intelligence. Tradotto, un impegno maggiore da parte dei servizi segreti. C'è anche chi si spinge a criticare quelli francesi che non hanno fatto abbastanza per evitare la carneficina di Parigi. E magari ci costruiscono sopra teorie complottistiche. Peccato che fino a poco tempo fa la stessa intelligence non godesse di buona stampa e i tentativi di dargli più poteri siano stati contrastati duramente da parti consistenti del Partito democratico. Caso di scuola, la discussione sui Centri di prima accoglienza e il tentativo di rendere obbligatorie le impronte per i richiedenti asilo. Un'azione di intelligence minima e scontata, verrebbe da pensare, visto che si tratta di identificare chi entra in uno Stato. Il 29 ottobre, alle richieste dei prefetti di renderle obbligatorie, Gennaro Migliore, presidente della commissione d'inchiesta sul sistema di accoglienza dei migranti, renziano Doc, si oppose «all'uso della forza per prelevare coattivamente le impronte digitali ai migranti. Sarebbe - spiegò - in netta contraddizione con le posizioni emerse durante le audizioni dei rappresentanti del governo e del ministero degli Interni. Sufficienti i risultati ottenuti con le norme attuali: «il 95% di fotosegnalamenti, questo grazie non a un'azione coercitiva, ma all'iniziativa politica del governo Renzi che ha implementato le relocation».Anche il ministro dell'Interno Angelino Alfano spiegò che i migranti che sbarcano in Italia «non vogliono farsi identificare qui, altrimenti, per il regolamento di Dublino, dovrebbero restare nel nostro Paese. E quando un poliziotto si trova di fronte un eritreo di due metriche non vuole farsi mettere il dito nella macchina per le impronte, non può spezzargli la falange, ma deve rispettare i diritti umani». La legge lo consente, ma a volte non è possibile. Contro la legge un anno fa si scagliò anche il Movimento 5 stelle che all'Europarlamento presentò una richiesta di procedura di infrazione contro le norme per i migranti in vigore in Italia. Tra gli elementi da respingere, il fatto che si possono «ottenere impronte digitali e foto, se necessario, anche con la forza».Oggi dire intelligence va di moda. Ma quando si trattava di discutere la riforma dei servizi e garantire più poteri a chi fronteggia l'emergenza terrorismo, magari infiltrando gruppi jihadisti e organizzazioni che reclutano foreign fighters, no. Il Partito democratico si spaccò sulle garanzie funzionali da concedere ai servizi. Da una parte il sottosegretario Marco Minniti, convinto si dovesse dare loro più poteri. Dall'altra un pezzo di Pd, preoccupato che la semplificazione sottraesse alla magistratura una funzione.
«Purtroppo solo l'emergenza terrorismo ha fatto capire al governo che la strada di una difesa più forte, con le necessarie risorse, può rappresentare una prima risposta al rischio terrorismo», ha commentato ieri Mariastella Gelmini, vice capogruppo vicario di Forza Italia. «L'avevamo proposto mesi fa a un governo sordo e ora l'esecutivo decide di potenziare il sistema difensivo».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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