Il sogno grillino: Travaglio sulla poltrona del Tg1

Piace molto all'anima ortodossa capeggiata da Fico. I leghisti puntano invece su Sangiuliano

Il sogno grillino: Travaglio sulla poltrona del Tg1

Da Palazzo Chigi a Viale Mazzini: la guerra tra Matteo Salvini e Luigi Di Maio si sposta dal governo all'occupazione delle poltrone nella tv di Stato. In attesa che dal Quirinale arrivi la schiarita per la formazione di un esecutivo, Lega e M5s, che giustamente rivendicano di essere le due forze politiche uscite vincitrici dalle elezioni, cominciano a spartirsi il bottino di guerra. Partendo dalla Rai, che sia nella strategia salviniana che in quella grillina rappresenta un crocevia fondamentale per conservare il consenso e accompagnare le rispettive basi elettorali verso scelte non proprio in linea con le promesse. Il fortino dei tre anni dell'era renziana diventa ora terra di conquista per pentastellati e leghisti. Una guerra che per ora fa registrare posizionamenti e minacce.

Il leader del Carroccio ha tentato il primo assalto, cercando di opzionare la poltrona di direttore al Tg1: i leghisti sanno bene che la guida della prima rete nazionale vale più di un ministero. L'idea di Salvini è di promuovere l'attuale vicedirettore Gennaro Sangiuliano, filo-Putin e vicino alle posizioni del Carroccio: un nome che potrebbe ritornare utile alla strategia della Lega sulla politica estera nell'ambito del dibattito sulla Siria. La mossa del segretario leghista ha spiazzato lo stato maggiore pentastellato, distratto dalle trattative per la formazione del governo, ma per nulla intenzionato, nonostante le battaglie grilline degli ultimi anni contro l'ingerenza della politica in Rai, a farsi da parte. Dalle colonne del Fatto Quotidiano è partito il primo avvertimento a Di Maio a non lasciare campo libero a Salvini nelle stanze di Viale Mazzini. Il capo politico del M5s ha affidato il dossier Rai a Emilio Carelli e Gianluigi Paragone: due giornalisti che conoscono bene le dinamiche dell'informazione pubblica. Ma tra i grillini non c'è da contenere solamente l'avanzata leghista in Rai ma anche lo scontro interno tra le due anime del Movimento. Il sogno dei duri e puri, il gruppo che si riconosce nella leadership del presidente della Camera Roberto Fico, porta al nome di Marco Travaglio: il direttore del Fatto sarebbe la soluzione ideale per trasferire sulla prima rete della tv italiana le campagne antiberlusconiane e giustizialiste. Ipotesi su cui Luigi Di Maio non è d'accordo: le due opzioni su cui vuole puntare l'ala governista e moderata sono Gianluigi Nuzzi ed Enrico Mentana, ospiti fissi all'evento di Ivrea di Davide Casaleggio. Una mossa che servirebbe a Di Maio a normalizzare il Movimento in una fase delicata, in cui sta provando a sdoganarlo come forza di dialogo. Ma per ora, ambizioni grilline a parte, Salvini non intende mollare la presa sul Tg1, aprendo un nuovo conflitto con il M5s. Se salta Sangiuliano, le due carte di riserva del leader leghista sono Sonia Sarno e Grazia Graziadei. In quel caso, i Cinque stelle sarebbero costretti a virare sulla direzione del Tg2: Milena Gabanelli è più di un'ipotesi. L'ex conduttrice di Report potrebbe mettere d'accordo ortodossi e governisti.

Con i renziani ormai fuorigioco, Salvini e Di Maio puntano anche all'azzeramento del Cda in Rai: al posto di Monica Maggioni circola il nome di Ferruccio de Bortoli, su cui Lega e M5s potrebbero trovare un'intesa. Ma prima di giungere a un accordo, Di Maio e Salvini vogliono garantirsi il rispettivo spazio di potere (e poltrone) nel servizio pubblico televisivo.

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