Quel sondaggio choc che raggela il Pd: Giachetti è già fuori

Un'indagine commissionata dai dem rivela che solo un elettore su quattro sceglierebbe ai gazebo il vicepresidente della Camera

Quel sondaggio choc che raggela il Pd: Giachetti è già fuori

Roma - La sinistra in fibrillazione, l'ex sindaco Marino sulle barricate, il candidato renziano che non decolla. Non è certo un quadro a tinte rosee quello che si va delineando per il Pd a Roma. L'ultima spina spunta da un sondaggio riservato di largo del Nazareno pubblicato da Repubblica che rivela che solo un elettore di sinistra su quattro è disposto a votare Roberto Giachetti, il candidato renziano e il probabile vincitore delle primarie. Secondo una rilevazione effettuata su mille romani che si dichiarano elettori di centrosinistra un terzo di loro si è espresso per l'astensione, a prescindere da chi vincerà le primarie. Giachetti ha invece raccolto il 25,8% dei consensi, Ignazio Marino il 18%, Stefano Fassina il 14,3 e Roberto Morassut il 6,6. In base alle proiezioni degli stessi vertici del Pd romano, il 26% raccolto alle primarie da Giachetti si trasformerebbe in un 12% alle Amministrative, che potrebbe essere rafforzato dalla convergenza con Morassut. Preoccupa, invece, il consenso che potrebbe attrarre Marino e soprattutto la difficoltà di far dimenticare il coinvolgimento del partito in Mafia Capitale e recuperare l'onda lunga dell'astensionismo.La platea dei candidati per le primarie si annuncia ampia. In campo ci saranno Giachetti, vicepresidente della Camera; Roberto Morassut, ex assessore all'urbanistica nella giunta Veltroni; Stefano Pedica; Domenico Rossi, sottosegretario alla difesa e Gianfranco Mascia, portavoce dei Verdi. Il problema principale è però ciò che si muove fuori dal perimetro dei candidati ufficiali. Ignazio Marino definisce una farsa le primarie e dichiara che non voterà il 6 marzo, mentre l'ex viceministro Stefano Fassina continua la sua corsa in solitaria e guarda con interesse all'operazione dell'ex sindaco e della sua Leopolda Marziana per la costruzione di un programma condiviso per un candidato sindaco di una «forza civica».Giachetti, ospite del direttore di Radio Radicale, Alessio Falconio, getta acqua sul fuoco dei sondaggi. «Mi appassionano molto poco, peraltro fatti senza altri nomi di candidati in campo. C'è disaffezione, ma anche voglia di riprendersi in mano il pallino da parte delle persone».

Da parte del vicepresidente della Camera non arriva di certo una pubblica assunzione di responsabilità sulle colpe del Pd in Mafia Capitale. Anzi la linea resta quella - lunare - di provare a scaricare Mafia Capitale quasi esclusivamente sulla giunta Alemanno, nonostante i fatturati in crescita delle Coop di Buzzi durante la giunta Marino e un numero di indagati nettamente superiore tra gli esponenti di centrosinistra.Il Pd in compenso attacca Marino per la probabile discesa in campo. «Vedo difficile un ticket tra Marino e Fassina. Invece chiedo a Ignazio di candidarsi alle primarie anziché riempire i giornali di accuse e rancori che spingono i cittadini a non partecipare» dice Morassut. «Marino appena un mese fa ha rinnovato la tessera Pd e oggi dice di non riconoscersi nel partito che lo ha proclamato sindaco. Dovrebbe chiarirsi le idee» dichiara Stefano Esposito, ex assessore capitolino.

Paolo Cento, segretario romano di Sel invita però il Pd a fermare le primarie: «Sono inutili e controproducenti perché non ricostruiscono una nuova alleanza. I sondaggi confermano che al ballottaggio è più facile che ci vada un'alleanza tra Fassina, Marino, Sel e civici piuttosto che il Pd».

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