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Sopralluoghi e niente piazze per la visita del Santo Padre

Le misure di sicurezza in Egitto in vista della visita di Bergoglio

Sopralluoghi e niente piazze per la visita del Santo Padre

Le stragi in Egitto non fermano il Papa. Ma fanno scattare un piano di sicurezza ai massimi livelli. Accompagnato da un intenso lavoro di intelligence, contatti tra autorità egiziane e vaticane, spostamenti brevi e nessuna celebrazione di massa. Il viaggio di Papa Francesco in Egitto, in programma il 28 e 29 aprile, all'indomani del duplice attentato nelle chiese copte, si presenta «critico e con giuste preoccupazioni», ma resta confermato.

«Ci sono contatti costanti tra le autorità di sicurezza egiziane e vaticane riferiscono fonti in Vaticano il programma prevede pochissimi spostamenti in zone non a rischio e nessuna grossa celebrazione alla presenza di folla di fedeli. Il Papa è tutelato. La sicurezza sarà ulteriormente intensificata». Gli uomini della gendarmeria vaticana, guidata da Domenico Giani, hanno effettuato già un sopralluogo in Egitto per controllare la situazione. Dopo le festività di Pasqua verrà effettuerà un nuovo sopralluogo, prima del viaggio di fine aprile.

Francesco non viaggerà in auto scoperta né tanto meno in papamobile. «Tutti gli spostamenti si effettueranno con l'auto chiusa», fanno sapere dal Vaticano. L'agenda prevede tre appuntamenti al Cairo: l'incontro con il presidente egiziano, la visita al Grande Imam di Al-Azhar, uno dei principi centri dell'Islam sunnita, l'abbraccio con Papa Tawadros II, a capo della chiesa copta. «Il Papa è costantemente informato e ha confermato con fermezza il suo viaggio in Egitto», ha detto alla Radio Vaticana padre Marco Tasca, ministro generale dei frati minori conventuali, al termine di un incontro con Francesco. «Il Papa non si ferma di fronte a quello che purtroppo è successo, ma con grande convinzione va in Egitto per aiutare il dialogo e la comunione della vita cristiana».

Sarà l'occasione, per il Pontefice, per portare vicinanza ai cristiani ortodossi copti (il 10% della popolazione egiziana), vittime di attentati e persecuzioni.

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