Sorpresa: aumentano i tifosi dell'euro

Sempre più cittadini valutano la moneta unica «una buona cosa» (57%)

Sorpresa: aumentano i tifosi dell'euro

Sta a vedere che da euroscettici duri e puri, con varie gradazioni di verde leghista e azzurro pentastellato, gli italiani non si riscoprano presto euroforici. L'ultimo Eurobarometro della Commissione Ue offre un assaggio della metamorfosi avvenuta nel giro di un anno, un arco temporale sufficiente per far cambiare idea a parecchi. La proporzione di italiani che ritengono la moneta unica una «buona cosa» per il Paese è infatti cresciuta di ben 12 punti percentuali, balzando così al 57%, mentre è calata dal 40 al 30% quella di quanti la considerano un danno.

Rispetto ai sondaggi che accreditano ancora i partiti di governo di un largo consenso, queste cifre vanno controcorrente, e segnalano come una larga fetta della popolazione sia preoccupata per il futuro carico di incertezze che va profilandosi con il muro contro muro tra Roma e Bruxelles sulla manovra, da cui derivano strascichi velenosi sui mercati. Borsa e spread sono d'altra parte le più immediate spie del malessere di un Paese. E qualche numero, evidentemente, comincia a creare inquietudine a chi magari ha messo i propri risparmi a Piazza Affari, sprofondata di un 22% negli ultimi sei mesi, e teme di doverne uscire con le ossa rotte. Oppure è convinto che il differenziale di rendimento tra i Btp e il Bund tedesco, salito da metà maggio di circa 200 punti, prima o poi presenterà il conto sotto forma di una stretta al credito che finirà per impattare sul costo dei mutui. Sono ragionamenti basati sul buon senso che azzerano totalmente la voglia di investire. La diserzione di massa da uno strumento tipicamente destinato ai piccoli risparmiatori come il Btp Italia, è un altro segnale di avversione nei confronti di tutto ciò che ha la targhetta made in Italy. Dopo la fuga degli investitori internazionali, con oltre 26 miliardi di euro di bond tricolori venduti nei primi nove mesi, adesso siamo di fronte a un fenomeno di disaffezione inedito generato da chi cerca un porto sicuro e non pensa di trovarlo nell'Italia a un passo dalla procedura d'infrazione.

Ma il risultato dell'Eurobarometro può anche essere frutto della convinzione che un ritorno alla lira, in passato un cavallo di battaglia di Lega e M5s, sia un salto nel buio. Ora più che mai. Perché il piccolo mondo antico dotato di moneta sovrana rischia di finire schiacciato dai macigni (guerra dei dazi, Brexit, rallentamento della crescita mondiale, crisi dei Paesi emergenti) che stanno cominciando a far male all'economia globale. Al punto che, probabilmente, la Federal Reserve e la Bce dovranno riprogrammare i piani di volo in materia di rialzo dei tassi.

E Wall Street, dove con la seduta di ieri (-1,8% a un'ora dalla chiusura) sono stati ormai bruciati i guadagni del 2018 per il crollo dei titoli tech (Apple, Facebook, Amazon, Alphabet e Netflix hanno dilapidato oltre 1.000 miliardi di capitalizzazione dai loro record), sembra indicare che perfino l'America di Trump non si sente al riparo dal possibile arrivo, nei prossimi mesi, di una recessione che all'Italia farebbe malissimo.

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