Amnesty international, in un suo recente rapporto, accusa la polizia italiana di violenze e torture nei confronti degli extracomunitari in arrivo sui barconi dal Nord Africa, ma la situazione appare ben diversa da quella scritta nel documento.
La storia, una delle ormai tante di ordinaria amministrazione, arriva dal Cara (centro di accoglienza per richiedenti asilo) di via Mattei, a Bologna. Pochi giorni fa due poliziotti, un uomo e una donna, entrambi intorno ai trent'anni, erano nella stanza del corpo di guardia dove fanno la normale vigilanza quotidiana. Gli ospiti della struttura, all'ingresso, devono passare proprio da lì, di fronte a una vetrata attraverso la quale devono mostrare agli agenti in servizio un braccialetto giallo che è segno identificativo del permesso di ingresso. «Questo - spiega la poliziotta - perché così si evita che esterni possano introdursi nell'edificio». Improvvisamente è arrivato un extracomunitario che ha tirato dritto. «Nonostante i nostri richiami - prosegue l'agente di polizia - lui si è diretto verso l'interno della struttura. Lo abbiamo visto venire verso la vetrata, della quale si accede anche al corpo di guardia e ha aperto la porta. Gli ho subito fatto presente che non poteva entrare, ma lui, incurante del mio divieto, mi ha aggredita, mettendomi le mani addosso e sbattendomi contro al muro». Attimi di panico durante i quali alla poliziotta il migrante ha bloccato anche un braccio, stringendole il polso. «Ho cominciato a gridare - continua la donna - ed è allora che il mio collega è intervenuto e si è messo di mezzo, a far da scudo tra me e l'extracomunitario il quale, però, lo ha graffiato e ha sbattuto anche lui contro il muro. Poco dopo, sentite le urla, sono arrivate altre persone, compresi i civili che lavorano nella struttura». Ed è in quel momento che i due agenti hanno appreso che l'uomo è un immigrato con problemi psichici che è convinto che le tv parlino di lui. «Ci hanno spiegato - chiarisce l'agente - che ha una sorta di complesso di persecuzione ed è stato infastidito dal monitor dell'impianto di video sorveglianza che abbiamo nel corpo di guardia. Il nostro lavoro è difficile, ogni giorno siamo costretti a dover fare i conti con rifiuti di mostrare il braccialetto e altri problemi di vario tipo». Entrambi i poliziotti sono stai refertati al pronto soccorso bolognese. Per la donna i medici hanno previsto 5 giorni di prognosi, per l'uomo 7.
Il giovane, un eritreo del 1995, è stato denunciato per resistenza a pubblico ufficiale.
Intanto, il segretario del Sap (sindacato autonomo di polizia) Gianni Tonelli, ha presentato un esposto a tutte le Procure della Repubblica dei luoghi di arrivo dei migranti e delle città in cui ci sono gli hotspot. «I comportamenti descritti nel rapporto de quo di Amnesty - scrive Tonelli nella denuncia - sono del tutto insussistenti, pretestuosi, nonché artatamente ideati e strutturati». Chiede pertanto, nel caso in cui «si avesse riscontro positivo, di voler procedere ai sensi di legge nei confronti dei responsabili». Tonelli chiarisce quindi che «il caso dei due poliziotti aggrediti dall'extracomunitario a Bologna è solo uno dei tanti a cui ogni giorno gli agenti di polizia si trovano a far fronte.
Dalle verifiche che ci auguriamo le varie procure disporranno, in conseguenza agli esposti presentati, emergerà l'enorme sforzo e senso di umanità
con cui vengono compiute le operazioni di sbarco e identificazione. Sono certo - conclude - che verranno fuori anche le assurde, inaccettabili e disumane condizioni in cui i poliziotti sono chiamati a prestare servizio».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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