Coronavirus

La Spagna malato d'Europa Madrid impone la mascherina

Nella capitale 200 casi al giorno, sono oltre 400 i focolai. Nella Ue aumentano le "quarantene" verso gli iberici

La Spagna malato d'Europa Madrid impone la mascherina

Madrid. Alla fine l'ordine è arrivato anche nella Capital e, così, da ieri madrileni (e non) devono indossare la mascherina sempre fuori casa, come già avviene da due settimane a Barcellona. Chi è fermato senza, oltre a una denuncia penale, rischia una multa da 100 a 1.000 euro. E, subito, a Madrid le mascherine sono diventate introvabili e non al prezzo calmierato del governo. Gli unici che possono sgarrare, sono gli sportivi che con i 38° C registrati ieri, potrebbero soffocare.

L'ondata di coronavirus bis sembra spaventare gli spagnoli meno delle sanzioni. A Madrid e nella capitale catalana, la Guardia Civil ha dovuto tirare il collo alla movida, soprattutto notturna, davanti ai locali colmi di decine di persone e spiagge affollate. Retate, custodie cautelari, identificazioni, denunce e multe. Tuttavia la curva dei contagi in Catalogna, nella Comunità di Madrid, in Navarra, Rioja e Andalusia, dopo qualche giorno di stop, ha ripreso a salire.

Nella capitale spagnola si viaggia a una media di 200 contagi ogni ventiquattrore, con il 413% in più di casi rispetto a metà giugno, quando il pericolo sembrava all'orizzonte. Tra mercoledì e giovedì in Spagna, soltanto nell'arco di un giorno, i nuovi casi sono stati 1.176, di cui 276 a Barcellona, dove la curva è scesa di un centinaio di contagi in una settimana.

Il ministero della Salute ha confermato l'esistenza di 412 focolai di Covid-19 ancora attivi in tutto il Paese, il 60% dei contagiati nelle ultime tre settimane sono asintomatici e, il fatto preoccupante, è che il virus letale ha diminuito il target d'età, non più 65-70 anni, ma 45-55. I comuni spagnoli hanno rispolverato le ordinanze straordinarie, messe in soffitta il 22 giugno scorso, quando la Spagna per decreto legge, dichiarava la fine dello stato d'emergenza, e gli allentamenti sanitari ubriacavano gli spagnoli, impazienti di ritornare a fare fiesta. Quindi, si rivedono i numeri: da venti persone a bere un caffè si scende a dieci avventori nel terrazzino del bar, dentro nessuno, solo il personale, e a Madrid si rivedono le code per il cappuccino. Mentre chiudono nuovamente i ristoranti che non possono tagliare i coperti, alcuni ritornano al take-away, altri apparecchiano dieci tavoli all'esterno e sperano che, questa ondata, passi in fretta. Ed è crisi nera nella ristorazione e ospitalità: a Barcellona il 35% dei bar (in Spagna sono quasi tutte tavole fredde) chiuderà per sempre, a Madrid il 39%. L'occupazione media dei turisti di hotel, B&B e camping è al 20% e quei 7mila turisti britannici e tedeschi che dovevano arrivare, dopo i 5mila giunti ai primi di luglio, hanno già dato disdetta davanti alla nuova impennata di contagi.

Intanto in Parlamento si litiga. Sulla griglia c'è il ministro della Salute Salvador Illa che ha ammesso che nessuna squadra di espertissimi scienziati ha stabilito la data per riaprire il Paese. Bufera al Congresso.

Bocciata la proposta di Isabel Díaz Ayuso, governatrice della regione di Madrid, che voleva dare, a chi ha sconfitto il virus, un passaporto speciale per viaggiare senza i controlli sanitari. Parigi sconsiglia viaggi in Spagna, Londra, Berlino e Varsavia hanno imposto la quarantena a chiunque torni dal Paese iberico, mentre la Norvegia ha ordinato restrizioni, come anche Amsterdam.

Il premier Sánchez, stizzito, ha protestato: «La Gran Bretagna ha 30mila casi più di noi e ci ostracizza».

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