"È sparito l'arsenale da guerra dai bunker segreti in Sardegna"

La denuncia del deputato sardo Mauro Pili: "È sparito un arsenale da guerra". Le foto inedite delle armi sequestrate ai trafficanti russi nel 1994

"È sparito l'arsenale da guerra dai bunker segreti in Sardegna"

"È sparito un arsenale da guerra dai bunker di Santo Stefano". La denuncia rimbomba come un tuono (o l'esplosione di una bomba) dalla bocca del battagliero onorevole Mauro Pili, convinto che dalle gallerie della Maddalena, nei sotterranei di Guardia del Moro, siano sparite casse di armi "di ogni genere".

I bunker della base militare, costruita nel 1972 e usata dalla Nato come deposito di armi, conservano una vera e propria santabarbara. Kalasjnikov, casse di munizioni, missili, razzi. C'è (o c'era) tutto l'occorrente per una guerra in perfetto stile. Una parte di quel materiale bellico (824 kg di roba) fu sequestrato il 13 marzo del 1994 ad un gruppo di trafficanti russi e ucraini guidati dal magnate russo Alexander Zhukov (arrestato nel 2001 in Costa Smeralda insieme ad uno dei più famigerati mercanti di armi del mondo). Dopo il blitz nel canale di Otranto da parte della Capitaneria di Porto, che bloccò la portacontainer Jadran Express diretta in Croazia, le armi furono conservate con cura dalla Marina Militare italiana. In passato la magistratura torinese e la Direzione Distrettuale Antimafia misero gli occhi sulla vicenda, decidendo di indagare su Zhukov e sul un traffico di armamenti gestito da ex agenti del Kgb e da uomini d'affari di Kiev. Purtroppo l'inchiesta si rivelò un fiasco (tutti assolti) perché il reato non era facilmente dimostrabile. Il giudice, però, dispose comunque il sequestro delle armi conservate alla Maddalena e ne ordinò la distruzione.

Parole al vento. I missili rimasero lì per molto tempo, finché due anni fa il governo Renzi decise di usarli per aiutare i curdi nella loro opposizione all'avanzata dell'Isis nel Nord dell'Iraq. I primi tir partirono dall'isola di Santo Stefano il 20 settembre del 2014 carichi di 2000 razzi Rpg modello 7 e 9, mezzo milione di cartucce per gli Ak 47 e via dicendo. Tutto finito nelle mani dei Peshmerga in Kurdistan (passando da Baghdad). E pensare che nel 2003, secondo un dispaccio riservato della Us Navy, lo Stato Maggiore della Difesa italiano avrebbe offerto il tunnel carico di munizioni agli americani. Un anno dopo, però, davanti alla Commissione parlamentare, l'ammiraglio Paolo La Rosa sottolineò il "valore strategico" di quelle armi, rilievo che risiedeva nel fatto di essere "l’unico, tra tutti quelli in uso, in grado di rispondere pienamente a tutti i requisiti operativi logistici". Compreso quello di finire in Iraq.

Più di una volta sull'isola sarda si posarono i sospetti che il materiale bellico conservato nelle grotte venisse usato per foraggiare combattenti stranieri. Un'inchiesta della Nuova Sardegna nel 2011 rivelò infatti come la Marina Militare avrebbe inviato parte dell'arsenale alla resistenza libica contro Muhammar Gheddafi. Sul caso calò come una mannaia l'opposizione da parte della Marina del Segreto di Stato. Il pm di Tempio, Riccardo Rossi, provò a fare qualche domanda. Poi fu costretto a fermarsi di fronte alla reticenza dei vertici militari di specificare che fine avessero fatto i Kalashnikov e se fossero davvero arrivati nelle mani dei libici (in barba all'embargo internazionale).

Oggi esplode un nuovo caso. Secondo il deputato Pili, infatti, alcune di quelle armi sarebbero scomparse. "Si disse dovevano essere trasportate agli stabilimenti di Noceto (Parma) e di Baiano (Perugia) - ha detto l'ex presidente della Sardegna - Ora che le immagini testimoniano quantitativi e tipologie ben più consistenti ci si deve interrogare su che fine ha fatto quell'arsenale". Le foto pubblicate sul suo profilo Facebook (guarda la gallery) mostrano il vero e proprio armamentario conservato a Guardia del Moro "prima del suo svuotamento".

Pili ha presentato un'interrogazione parlamentare dietro l'altra, senza mai ricevere risposta esaustiva. Nei giorni in cui "la nave Major si era attraccata per diverse notti nel molo di Guardia del Moro per caricare queste armi e portarle in due località italiane per essere ricondizionate", l'onorevole provò ad ottenere l'accesso al bunker. Ma il ministero della Difesa rispose picche. Il deputato non contesta tanto il trasferimento, quanto il fatto che nessuno abbia mai "contabilizzato o messo nero su bianco quante e quali armi erano state sequestrate". Tolte quelle finite ai curdi, le altre dove sono? Quante erano? I loro spostamenti sono mai stati tracciati? "Un dato è eloquente - ritiene Pili -: a Guardia del Moro erano stivate non solo partite rilevanti di mitragliatrici ma molto di più.

Nessuno ha mai saputo in realtà quante fossero queste riserve belliche e soprattutto la loro destinazione finale. Di certo dopo l'autorizzazione rilasciata dagli uffici statali il 5 maggio 2014 per trasferire quelle armi verso il Continente tutto è stato di fatto secretato. Nessuno sa che fine abbiano fatto".

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