L a Borsa non crede all'armistizio tra Matteo Salvini e Luigi Di Maio. Anzi. Ieri in Piazza Affari l'indice principale, il FtseMib, ha chiuso la seduta con un calo di oltre il 2 per cento. I venti di crisi hanno spinto in basso anche i titoli governativi dopo diverse sedute di acquisti che avevano portato il rendimento del decennale italiano ai minimi da quasi tre anni. E la pressione ha fatto risalire anche lo spread sopra i 190 punti base. A farne le spese è stato soprattutto il sistema bancario, già in calo in tutta Europa sulla scia di rumors circolati sulla Bce e sulla Fed e che fanno presagire una nuova era di tassi bassi che penalizzerebbero il comparto.
Sulla pace armata tra i due alleati di governo si agita anche lo spettro dell'esercizio provvisorio, e di conseguenza l'incubo dell'aumento dell'Iva. Il provvedimento vincola il governo per un massimo di quattro mesi a gestire da solo, mese per mese, l'ordinaria amministrazione (riscuotere le entrate e pagare stipendi, pensioni, debiti), con margini di spesa estremamente ridotti. Se si tornasse al voto, a settembre i tempi per la formazione del governo saranno risicatissimi con la manovra in arrivo. Il disegno di legge di bilancio va presentato alle Camere entro il 20 ottobre (il 15 ottobre è invece la scadenza per la presentazione in sede europea del progetto di documento programmatico di bilancio) ed entro il 31 dicembre le Camere devono approvare la manovra triennale di finanza pubblica. Se ciò non avviene, scatta appunto l'esercizio provvisorio. Non solo. La manovra del 2019 prevede che l'Iva ordinaria salga dal 22% al 25,2% nel 2020 e al 26,5% nel 2021 e l'Iva agevolata dal 10% al 13% nel 2020. Per disinnescare l'aumento, il governo dovrebbe trovare risorse per 23 miliardi nel 2020 e quasi 29 miliardi nel 2021. Ovviamente, con l'esercizio provvisorio non ci sarebbero i margini per scongiurare questo rischio in quanto l'aumento dell'imposta è già previsto a legislazione vigente. Proprio ieri l'Ufficio parlamentare di bilancio ha intanto segnalato che l'economia resta in sostanziale stagnazione: secondo l'Autorità dei conti pubblici, il Pil aumenterebbe appena quest'anno (0,1 per cento) e in misura più marcata nel 2020 (0,7 per cento). Un dato, quest'ultimo, che sconta però la disattivazione delle clausole di salvaguardia sull'Iva, in assenza delle quali la crescita reale si fermerebbe allo 0,4 per cento.
Il sentiero è stretto. Occorrono infatti un minimo di 45 giorni di campagna elettorale dallo scioglimento delle Camere in poi. E un massimo di 70. Gli esperti giudicano ragionevoli 55-60 giorni, contando anche l'ostacolo del voto degli italiani all'estero del quale si dibatte dall'anno scorso.
L'ultima domenica di settembre cade il 29, quindi la crisi non potrebbe essere aperta oltre la fine del mese di luglio. Una sorta di «linea Maginot» che sarebbe stata al centro del colloquio di giovedì tra il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, e il sottosegretario leghista, Giancarlo Giorgetti.
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