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Speranza, Iss e ministero sempre più isolati "Ora chiarezza sugli sprechi nella pandemia"

Le mosse del premier, i tormenti del ministro e le ombre su D'Alema e Arcuri

Speranza, Iss e ministero sempre più isolati "Ora chiarezza sugli sprechi nella pandemia"

Roberto Speranza resta al suo posto, per ora. Il ministro è «blindato» da tutti i partiti di maggioranza ma l'attenzione di Palazzo Chigi è concentrata sulla Procura di Bergamo. È da lì che possono partire gli avvisi di garanzia per il mancato piano pandemico diretti al ministro della Salute, ai vertici del ministero e dell'Iss, già nel libro nero del premier dopo la conferenza stampa del direttore generale della Prevenzione del ministero della Sanità e del presidente dell'Iss, Gianni Rezza e Silvio Brusaferro dell'altro giorno, che ha alimentato più di un dubbio su mascherine, campagna vaccinale e immunizzazione eterologa. «Da quando c'è questo governo non si parla più di centralizzazione della sanità. Si è capito che i territori hanno la loro virtuosità e il loro valore aggiunto», osserva il governatore del Friuli Venezia Giulia Maurizio Fugatti, appena prima di andare alla manifestazione della Lega. Segno che il progetto della «Ditta» di Speranza e co. «dietro il quale c'è Massimo D'Alema, stesso sponsor di Mimmo Arcuri» di tornare a un Sistema sanitario nazionale in mano al ministero è un progetto da considerarsi ormai accantonato. «La campagna di de-Arcurizzazione di Draghi è quasi finita - osserva una fonte vicinissima a un ministro dell'aria moderata - così come si è quasi spezzettata la convergenze tra la vecchia ditta Pd, Pierluigi Bersani e Giuseppe Conte, passando dall'ex Dg della Sanità Ranieri Guerra», oggi all'Oms e già nel mirino della Procura.

«Draghi aspetta - dice al Giornale un'altra fonte che preferisce l'anonimato - a lui non piacciono le liturgie politiche, sa benissimo che è impossibile controllare la macchina dello Stato. Ma se deragliamo sul Pnrr c'è il rischio che Francia e Germania ci saltino addosso. Solo che noi non siamo la Grecia». La sintesi tocca a Renato Brunetta: «Stiamo diventando un Paese dalla tripla A, quando eravamo abituati ad essere a un passo dalla spazzatura». Insomma, Draghi santo subito, gli altri zitti. Ma i soldi del Piano nazionale di ripresa e resilienza vanno spesi bene. Da qui fino al 2023 e oltre, quando magari Draghi non sarà più a Palazzo Chigi e bisognerà garantire che i fondi Ue vadano investiti come dio comanda. Ma bisognerà al tempo stesso anche fare chiarezza su come sono stati spesi i soldi durante la pandemia, dai respiratori tarocchi della ditta cinese controllata dalla fondazione in cui D'Alema è vicepresidente fino alle mascherine cinesi fallate che proteggono al 10%. «Qualcuno insiste sullo status quo e sull'emergenza per provare a mascherare strani affari», è il ragionamento di un esponente del centrodestra di governo, che poi ironizza: «Ai tempi di D'Alema si parlò di Palazzo Chigi come l'unica merchant bank dove non si parla l'inglese. Oggi si può dire che non si parla cinese.

Non più».

Insomma, alla sinistra priva di idee, che sente il fiato sul collo del centrodestra sulle Amministrative, sono giorni di sgomento e nervosismo. Tra un po' rischia di restare pure senza Speranza. E Draghi aspetta.

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