Lo sport sensuale di Lacoste. Le donne di luce di Valentino

Strepitoso l'esordio di Pierpaolo Piccioli da Balenciaga. Schiaparelli porta in scena alta moda e sperimentazione

Lo sport sensuale di Lacoste. Le donne di luce di Valentino
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La moda mette il punto interrogativo alla celebre frase di Dostoevskji sulla bellezza che salverà il mondo e così facendo forse trova la via maestra per uscire da una crisi senza precedenti. È successo a Parigi dove oggi terminano le sfilate del prét-à-porter femminile per l'estate 2026 segnate da un alto numero di debutti eccellenti tra i direttori creativi delle più prestigiose maison.

Il migliore è stato senza dubbio Pierpaolo Piccioli da Balenciaga, marchio del Gruppo Kering disegnato fino allo scorso marzo da Demna Gvasalia, lo stilista georgiano che oggi è direttore creativo di Gucci. Da una simile staffetta tra campioni sorprese ed emozioni erano inevitabili, ma Piccioli ha fatto di più celebrando il glorioso passato della maison che comprende oltre all'incredibile lavoro sartoriale di Cristobal Balenciaga definito il Picasso della moda, l'estetica pop di Nicolas Ghesquière e quella tra l'impegnato e il dirompente di Demna. Come se questo non bastasse PPP (così lo chiamano tutti nell'ambiente) è riuscito a staccarsi con grazia dagli stilemi di Valentino che lui stesso ha contribuito a creare lavorando per 25 lunghi anni nella storica maison romana. Qui invece divide et impera con la forza tranquilla di chi sa quello che fa Alessandro Michele, il più grande affabulatore di moda che si sia mai visto, uno capace di mixare i vestiti con le parole di Pier Paolo Pasolini che in mezzo a tutto fa recitare a Pamela Anderson. La voce dell'indimenticabile bagnina di Baywatch legge in inglese una lettera che l'indimenticabile scrittore e poeta friulando manda nel 1941 a un amico d'infanzia: "Abbiamo visto una quantità immensa di lucciole che facevano boschetti di fuoco dentro boschetti di cespugli, e le invidiavamo perché si amavano e si cercavano con amorosi voli e luci". Pasolini paragona le lucciole alla capacità di resistere degli individui nella notte più buia della storia, mentre il designer romano tenta di tradurre in moda questo difficile concetto. Ci riesce in parte semplificando il massimalismo estetico che è la sua più celebre cifra stilistica e in parte ricostruendo con la sua potente visione estetica l'eterno allure di una gonna a matita con una romantica camicia di voile con tanto di fiocchi e ruche. Vengono in mente i cosiddetti cigni della Quinta Strada evocati da Truman Capote, ma subito dopo compaiono dei nuovi pantaloni con la staffa al contrario fermata dall'altissimo tacco delle decolletè e una serie infinita di luccicanti abiti da sera indossati da modelle troppo magre scelte però senza malizia perché l'idea era evocare le guglie di una cattedrale gotica. Tutt'altro mondo ma un gran bel mondo sportivo e sano viene evocato da Pelagia Koloutoros, l'adorabile stilista di origine greca che da due anni disegna con successo Lacoste. Modelle e modelli sfilano in un gigantesco spogliatoio ricostruito nel cortile interno dello storico Lycée Carnot con gonne-asciugamano, tute e completi nei classici colori della terra rossa o del verde dei prati di Wimbledon, spolverini trasparenti come le tende delle docce e una marea di accessori ultra chic che pure evocano le racchette da tennis, le gonnelline a pieghe e il mitico coccodrillo di René.

Da Acne Studios, marchio svedese fondato e diretto dal designer Jonny Johansson, l'idea è far uscire uomini e donne da una scatola di sigari con splendide giacche di pelle e magnifici jeans a tutto comfort. Il ritorno alle origini del brand provoca un gradevole corto circuto che piace ai buyer.

Da Schiaparelli Daniel Roseberry porta il prét-à-porter in una nuova dimensione tra l'alta moda e la sperimentazione. Invece Rick Owens fa sfilare i suoi modelli nell'acqua della fontana del Palais de Tokyo perché la moda forse ha bisogno di un nuovo battesimo per rinascere senza peccato nei desideri della gente.

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