Spuntano altri tre candidati che imbarazzano i grillini

Tra gli "impresentabili" anche un riciclato di sinistra, l'ex socio del braccio destro di Emiliano e un uomo dell'Eni

Spuntano altri tre candidati che imbarazzano i grillini

Ed eccone altri tre. Tra impresentabili, discussi e incandidabili, continua la telenovela delle candidature nel Movimento cinque stelle. Come al solito, non manca nulla: c'è l'ennesimo riciclato, l'aspirante senatore in affari col burocrate del Pd e il futuro deputato che lavorava per l'Eni.

Andrea Caso, 32 anni di Marano, provincia nord di Napoli, è candidato alla Camera dei Deputati nel collegio uninominale di Pozzuoli. Ma nel 2011 ha corso alle amministrative della sua cittadina con una lista civica: Città in movimento. La compagine faceva parte di una coalizione con Italia dei valori, Comunisti italiani, Rifondazione e Sel. Secondo il regolamento M5s, articolo 6 comma «i», il candidato «non dovrà aver mai partecipato a elezioni di qualsiasi livello, né aver svolto un mandato elettorale o ricoperto ruoli di amministratore con forze politiche diverse dal Movimento Cinque Stelle a far data dal 4 ottobre 2009». Ma nel M5s le leggi si interpretano. Quindi cominciano i distinguo. Caso stesso dice: «Il regolamento vale solo per le parlamentarie, io sono stato scelto da Di Maio per l'uninominale». E via con le giustificazioni: «Ci presentammo come lista Città in Movimento che faceva capo al meetup Marano a Cinque stelle». Continua: «quel divieto vale solo per chi si è candidato contro le liste del M5s, e in quell'elezione non ce n'erano». I casi dubbi salgono a 16. Compresi truffatori dei bonifici, violenti alla Dessì e riciclati.

Nel pallottoliere, però, non rientrano gli «ambigui», la cui storia personale fa a cazzotti con i princìpi del Movimento cinque stelle. È il caso di Gianmauro Dell'Olio, candidato nel collegio uninominale di Bari al Senato, e di Gianluca Rospi, in lizza all'uninominale a Matera per la Camera dei deputati. La vicenda di Dell'Olio l'ha ricostruita ieri l'edizione barese di Repubblica. Il nodo del problema è la Nextnow srl, una società che si occupa di consulenza per fusioni e acquisizioni nel settore delle energie rinnovabili. E qui spunta il collegamento tra il grillino e la giunta regionale del Pd guidata da Michele Emiliano. I soci della Nextnow sono tre e rispondono ai nomi dei fratelli Gioacchino e Gianmauro Dell'Olio e di Claudio Stefanazzi. Gianmauro Dell'Olio vuole diventare senatore per il M5s. Stefanazzi, invece, è il capo di gabinetto di Emiliano. Anche se il burocrate Pd sembra essersi allontanato dai fratelli Dell'Olio. Stefanazzi ha detto a Repubblica: «Conosco i Dell'Olio dal 2008... Abbiamo fatto molte cose belle insieme, ma nel 2015 ci siamo fermati». Il candidato grillino ha risposto su Facebook: «Dal giorno in cui Stefanazzi ha lasciato per dedicarsi alla sua nuova vita politica (2014) ha anche lasciato ogni carica amministrativa e carte di credito». Restano i dubbi degli attivisti pugliesi inferociti e le diverse versioni dei due soci. Per Dell'Olio, il grillino, gli affari si sono conclusi nel 2014. Per Stefanazzi, il piddino, nel 2015.

E resta pure il caso di Gianluca Rospi, candidato a Matera. Nella regione, la Basilicata, dove si trova il più grande giacimento di petrolio d'Italia. La questione è passata sotto silenzio, ma l'ingegner Rospi, secondo quanto scrive nel suo curriculum, ha lavorato per l'Eni, nei pozzi lucani, dal 2010 al 2013. E nell'agosto del 2017 ha partecipato all'Expo di Astana, capitale del «petrolifero» Kazakistan, insieme ad alcuni funzionari della Regione Basilicata.

Il presidente della Giunta regionale è il Pd Marcello Pittella, fratello di Gianni, ex europarlamentare ora candidato al Senato. Il M5s vuole archiviare la dipendenza energetica dal petrolio entro il 2030. Due facce, Cinque stelle.

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