Cronache

Il killer di Sara: "È stato un attimo di follia Ma ora ho tanta paura"

L'agguato contro l'ex fidanzata premeditato per sette giorni Giudizio immediato per Paduano. Lui: «In cella temo ritorsioni»

Il killer di Sara: "È stato un attimo di follia Ma ora ho tanta paura"

Sette giorni di silenzio. Un black out lunghissimo prima del terribile omicidio, in cui Sara Di Pietrantonio avrà pensato tutto il contrario di tutto. Avrà creduto di poter essere finalmente tranquilla e un istante dopo avrà tremato davanti al comportamento anomalo dell'ex, che fino a una settimana prima l'aveva torturata con messaggi e telefonate, e poi era sparito all'improvviso.

Ora, però, è Vincenzo Paduano, il ventisettenne che per otto ore ha retto il confronto con il capo della squadra mobile romana Luigi Silipo sommergendolo con una valanga di bugie, ad aver paura di ritorsioni in cella. Per lui piovono insulti e anche su Facebook c'è chi gli promette e augura la stessa fine di Sara.

Per lui, dopo la confessione resa, si apre la strada del giudizio immediato mentre emergono nuovi particolari sull'agghiacciante delitto della ventiduenne, data alle fiamme domenica in via della Magliana. Gli investigatori romani hanno accertato che Vincenzo Paduano si era eclissato sette giorni per poi riapparire sabato sotto casa di Sara. La mamma Tina Raccui, impiegata alla Poste, aveva assistito dall'alto a una lite tra i due e aveva cercato di mediare. Ma lui era geloso di Alessandro, il ragazzo che la figlia aveva iniziato a frequentare. Non sopportava l'idea di perderla e forse il pensiero di vendicarsi gli era iniziato a balenare nella mente proprio in quei giorni in cui il distacco da Sara si era fatto più pesante. Dopo la «rottura», infatti, i due avevano continuato per un po' ad avere contatti via sms. Lui la minacciava, ma la studentessa non lo aveva confidato a nessuno. Poi lo stop prima dell'omicidio.

Paduano ha confessato tutto. Sabato, dopo la discussione, torna a lavoro nel Palazzo della Regione l'Eur, dove traccia l'Iphone della ragazza per poter seguire i suoi spostamenti. Lei è con un'amica. All'1.30 raggiunge Alessandro in un pub e insieme tornano verso l'abitazione di lui. Ad attenderli c'è l'ex. Aspetta che Sara rimonti in macchina per rincasare. La precede, la sperona, la costringe a fermarsi. Ancora una discussione ripresa dalle telecamere. Quando la ventiduenne torna nell'abitacolo, lui le spruzza dell'alcool addosso da una bottiglia. Lei fugge, Paduano incendia la vettura. Due scooteristi la notano. «Quella ragazza gesticolava animatamente con uomo che le stava davanti ma non ci ha rivolto richieste di aiuto», racconteranno dopo ai carabinieri di Ponte Galeria.

Così quelle grida restano inascoltate. L'ex la raggiunge e le getta addosso una sigaretta. Poi se ne va mentre il corpo ancora brucia. La mamma di Sara si preoccupa non vedendola tornare ma poco dopo trova il cadavere. L'autopsia, che verrà effettuata oggi, dovrà stabilire se la vittima sia stata anche strangolata o se i segni sul collo siano stati provocati dalla violenza con cui l'uomo l'ha bloccata, per darla alle fiamme.

Paduano, reo confesso, ha trascorso la prima notte a Regina Coeli in cella con un altro detenuto e poi è stato trasferito da solo, un paradosso tutto italiano, perché teme ritorsioni.

«È stato un momento. Ora ho paura», ha detto. Mancano i risultati degli esami tecnici tra cui quelli sui telefoni di vittima e assassino, per visionare il contenuto degli sms.

Quando arriveranno la procura chiederà il giudizio immediato per omicidio premeditato e stalking.

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