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Lo strano duetto Conte-Letta L'ex premier ora sogna la Ue

Il piddino liscia il pelo al presidente del Consiglio: punta alla guida del Consiglio europeo al posto di Tusk

Lo strano duetto Conte-Letta L'ex premier ora sogna la Ue

Le foto dal Vietnam li ritraggono insieme sorridenti, un bicchiere di vino in mano per celebrare la riuscita del forum Italia-Asean.

L'ex premier Enrico Letta, nelle vesti del padrone di casa (è il fondatore della Associazione che promuove i rapporti con il Sudest asiatico), con l'attuale premier Giuseppe Conte ospite d'onore della conferenza. Un'istantanea che, in Italia, ha acceso i riflettori sul prossimo risiko di nomine Ue. E sul possibile ruolo dei due.

A far suscitare curiosità è stato soprattutto l'afflato bipartisan dell'ex premier Pd verso il suo successore: l'invito a «stare tutti insieme» come rappresentanti dell'Italia all'estero, per «fare sistema». Il riconoscimento che Conte ha «partecipato con successo» al summit da lui organizzato ad Hanoi. Il monito sulla procedura d'infrazione e i rapporti con la Ue: «Salvini mette in pericolo il Paese, bisogna fare asse per bloccare questa deriva». L'elogio al premier: «Il fatto che Conte si differenzi dalla linea di Salvini è positivo». Il premier, palesemente lusingato, ha convenuto sull'opportunità di «fare sistema» e sulla necessità di non forzare sui patti sottoscritti con la Ue.

È nato un idillio? Chissà. Di certo, per l'inesperto presidente del Consiglio grillino, che in Europa si è fatto il vuoto intorno e non gode di grande stima o simpatia nelle Cancellerie, l'appoggio di una personalità come Letta non è indifferente. Non solo perché si tratta di un ex capo di governo e leader politico, per di più dell'opposizione, ma anche perché l'uomo conta su una rete di relazioni ad altissimo livello nell'Unione e non solo: è in ottimi rapporti con Macron (che lo ha recentemente insignito della Legion d'onore) e con tutto il mondo macroniano; è stimato in Germania come in Spagna (nel 2014 ha ricevuto dal premier spagnolo Mariano Rajoy la «Gran Cruz» al merito civile, concessa dal re di Spagna), ma anche oltreoceano. È dean della prestigiosa School of International Affairs dell'Università SciencesPo a Parigi. In questi giorni è diventato anche presidente di Apsia, associazione Usa che raccoglie la creme delle università mondiali di Studi Internazionali.

Resta da capire perché Enrico Letta si sbilanci nell'incoraggiare Conte. Certo non perché vuol tornare a far politica in Italia: solo pochi mesi fa ha cortesemente respinto insistenti avance di Zingaretti, che lo voleva capolista alle Europee per il Pd. Ma, dicono i ben informati, nella partita delle nomine europee Letta ha buone carte da spendere. L'Italia ha avuto nell'ultima legislatura posti di primissimo piano, dalla presidenza del Parlamento (Tajani) all'Alto rappresentante (Mogherini). Per non parlare della Bce. Tutte cariche in scadenza. Il governo non otterrà un commissario di primo piano, ma c'è una casella cui potrebbe puntare: quella del prossimo presidente del Consiglio europeo (oggi il polacco Tusk), che si insedierà a dicembre. Il candidato deve avere una caratteristica: essere stato capo di governo. I gialloverdi non hanno ex premier, e gli italiani con le carte in regola non sono molti: Berlusconi, Prodi, Monti, Renzi, Gentiloni. E Letta. Che già la volta scorsa, nel 2014, fu in lizza, sponsorizzato da Parigi e Londra. A stopparlo fu il governo italiano: Renzi voleva il posto di Alto rappresentante per la Mogherini. Enrico Letta ha recentemente candidato Angela Merkel per quel posto. Ma la Germania (e il Ppe) punta alla presidenza della Commissione, come la Francia vuole la Bce e la Spagna l'Alto rappresentante: nel Risiko Ue, l'Italia potrebbe puntare al posto di Tusk.

E Letta, se ottenesse l'appoggio del governo italiano, potrebbe finire in prima fila.

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