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Strumenti ostili da arrestare

Negli ultimi anni si è assistito in Italia, così come in altre parti del mondo occidentale, ad un numero crescente di minacce, con nuovi volti, alla stabilità e alla sicurezza

Strumenti ostili da arrestare

Negli ultimi anni si è assistito in Italia, così come in altre parti del mondo occidentale, ad un numero crescente di minacce, con nuovi volti, alla stabilità e alla sicurezza.

Ci troviamo sempre più alle prese con “campagne” ibride che trovano spazio nel mutato contesto geopolitico. Esse investono domini diversi: politico, diplomatico, tecnologico, informativo, economico, culturale. Domini rimasti troppo al di fuori di una specifica definizione di sicurezza nazionale.

L’energia è stata utilizzata dalla Russia come arma per soffocare le economie europee; i flussi migratori sono stati nel 2021 "gestiti" da Minsk e Mosca per premere su Varsavia e sull'UE; sistematiche sono state le interferenze nei processi elettorali nei Paesi dell’Alleanza Atlantica.

Sono molti i fronti che rimangono ancora scoperti, esponendoci così ai rischi dell'utilizzo ostile di strumenti ibridi da parte di potenze antagoniste dell’Occidente, in particolare Cina, Russia e Iran, che mirano a destabilizzare le nostre società.

Ad esempio, ne stiamo avendo, e non è certo la prima volta, una dimostrazione molto evidente con il grave attacco cyber di questi giorni prontamente rilevato dall'Agenzia per la Cybersicurezza Nazionale (ACN).

Il Cremlino, spuntata ormai l'arma dell'energia per indebolire il sostegno atlantico ed europeo all'Ucraina, ha ripetutamente minacciato i Paesi occidentali e l'Italia di pesanti ritorsioni ibride, alludendo soprattutto a quelle cyber. Si può dubitare che sia coinvolta la rete di hackers sostenuta e coordinata dal Cremlino, che si avvale anche di server e programmi occidentali?

Putin non lo ammetterà mai. Vuole però che si sappia. Per spaventare le nostre opinioni pubbliche, con prospettive apocalittiche di devastazioni alle reti informatiche e quindi ai servizi essenziali. Con ciò spera di rafforzare la voce di quanti continuano ad avere simpatia per la Russia, nonostante la guerra di aggressione e insistono nel sostenere gli interessi politici ed economici di un immutato rapporto con il regime di Mosca.

Vi sono priorità non nuove ma che devono guadagnare centralità: una consapevolezza e un senso di responsabilità diffusi della sicurezza informatica; uno stop definitivo all'acquisizione di servizi e strumenti cyber da fornitori di Paesi a noi ostili, l'esclusione di fornitori russi e cinesi per il 5G, il 6G, le telecamere e gli apparati presenti sul territorio; il consolidamento del perimetro di sicurezza nazionale.

Da tale quadro emerge con chiarezza la necessità di una rimodulazione dell’architettura istituzionale della sicurezza italiana con la creazione di un “Consiglio di Sicurezza Nazionale”.

*Presidente commissione Affari europei del Senato

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