Che il vaccino di Oxford abbia bisogno di nuovi studi «non è una battuta d'arresto». Lo assicura Pietro Di Lorenzo, presidente dell'Irbm di Pomezia, l'azienda che lavora con l'università inglese e con Astrazeneca: «La sperimentazione non ha subito nessuna battuta d'arresto, così come non ha subito alcun impedimento il processo di raccolta e lettura dei dati scientifici che vengono preparati per essere consegnati nei tempi previsti alle agenzie regolatorie. I tempi sono quelli che già si attendevano per quanto riguarda l'Ema, l'agenzia europea per i medicinali».
Per quanto riguarda invece la Food and drug administration americana, spiega De Lorenzo, «siccome la sperimentazione che ha dato l'effetto ottimale (con la mezza dose iniziale e una dose di richiamo dopo un mese) è stata portata avanti soltanto in Inghilterra, e non negli Stati Uniti come prevedono i protocolli americani, si allargherà quel protocollo specifico agli Stati Uniti. Il vaccino potrebbe arrivare prima in Europa e poi negli Stati Uniti, può darsi che ci sia una discrasia nei tempi di una eventuale vaccinazione». Ma non ci sarà nessuno sto causato dall'errore della mezza fiala. In un paio di settimane lo studio arriverà sul tavolo dell'Ema: a quel punto quanto tempo servirà? «Per la validazione del vaccino dipende dall'Ema, è ragionevole aspettarsi che possa riuscire a verificare tutta l'imponente documentazione entro qualche settimana. Non escludo la fine dell'anno, altrimenti l'inizio di gennaio».
In ogni caso le dosi per l'Italia sono già pronte e, quando ci sarà la validazione, arriveranno nel giro di una settimana all'Unione Europea che le trasferirà ai nostri centri di somministrazione, uno ogni 20mila abitanti. «Diciamo che entro gennaio - spiega De Lorenzo - è ragionevole aspettarsi le prime dosi in Italia, poi nei mesi successivi la produzione sarà molto aumentata, per cui penso che entro giugno arriveranno tutte le dosi che l'Italia ha prenotato». Si comincia con 2 milioni di dosi già pronte per gli operatori sanitari e le persone fragili e l'obiettivo di consegnare entro il primo semestre 2021 ben 70 milioni di dosi, oltre ovviamente alle fiale che arriveranno dalle altre case farmaceutiche (3,4 milioni nella prima tranche solo da Pfizer).
Inizialmente sono previste 50 milioni di dosi, mentre 1,3 miliardi sono quelle stimate per il 2021
per mettere in atto quello che il commissario straordinario Covid, Domenico Arcuri, definisce il più grande piano vaccinale mai visto: l'obbiettivo è infatti vaccinare 40 milioni di italiani nel più breve tempo possibile.
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