Il successore di Nisman incrimina la Kirchner

La rabbia. E l'indignazione e il senso di impunità. La rete insorge contro la presidenta, tutti contro Cristina Fernandez de Kirchner. Il caso Nisman brucia ancora troppo. A indagare ora c'è il pm Gerardo Pollicita. E le accuse sono le stesse contestate dal suo collega Alberto Nisman misteriosamente morto nel suo appartamento, ucciso da un proiettile. Il pm è pronto a rilanciare la denuncia contro la presidente Cristina Fernandez de Kirchner che il collega Alberto Nisman intendeva presentare in Parlamento. E subito sono partite le reazioni: il segretario generale della presidente, Anibal Fernandez, ha ammonito che se tale denuncia verrà presentata sarebbe «una manovra di destabilizzazione anti-democratica». Fernandez, uomo chiave della «Casa Rosada», ha inoltre ripetuto che la denuncia di Nisman «non ha alcuna importanza nè valore giuridico».

Per il capo gabinetto della presidente, Jorge Capitanich, il governo sta d'altra parte affrontando proprio a causa del dossier Nisman «la più rilevante operazione di golpismo giudiziario attivo della storia argentina». Pollicita è stato incaricato di ereditare il fascicolo che Nisman aveva presentato quattro giorni prima di morire, lo scorso 18 gennaio in circostanze non chiare, e nel quale accusava la presidente di «aver coperto in modo deliberato» i funzionari iraniani accusati per la strage antiebraica dell'Amia di Buenos Aires che nel 1994 provocò 85 morti.

Intanto Antonio Stiuso, «super-spia» argentino considerato un uomo chiave nella vicenda della morte del pm Alberto Nisman, ha respinto la proposta del governo di assegnargli uomini per garantire la sua sicurezza. «Meglio senza», ha precisato l'avvocato alla stampa sulla possibilità che Stiuso potesse avere a disposizione, come indicato del governo, delle guardie del corpo. Nelle ore precedenti alla sua misteriosa morte lo scorso 18 gennaio, Nisman ha ricevuto diverse telefonate da Stiuso. Stiuso viene indicato dal governo come l'uomo che avrebbe orchestrato la denuncia fatta da Nisman quattro giorni prima di morire, contro la presidenta.

E mercoledì partirà a Buenos Aires una «marcia del silenzio per la verità e la giustizia» convocata da un gruppo di pm colleghi di Nisman. Parlando con un gruppo di giovani militanti peronisti, Kirchner ha giustificato: «loro preferiscono il silenzio. Noi l'amore. Dobbiamo rimanere tranquilli e uniti. Siamo passati da molte vicende ma ssiamo ancora qui».

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