L'aliquota unica è uno strumento di giustizia sociale anche nei confronti di coloro che attualmente non hanno la possibilità di portare in deduzione o in detrazione spese e costi sostenuti durante la vita quotidiana. Come i lavoratori dipendenti sia pubblici che privati. Esaminiamo il caso di un quadro dell'Agenzia delle entrate con un reddito annuo lordo di circa 39.848 euro. È single quindi, al momento, l'unica detrazione della quale può usufruire è quella per il reddito da lavoro dipendente. Sono circa 550 euro e influiscono modestamente su un'imposta di 10.913 euro che lascia all'impiegato una disponibilità di 28.935 euro. Il tax rate è del 27,4%, poco inferiore a quello dell'avvocato esaminato nel box sotto. È il sistema fiscale a non funzionare: appena superata la no tax area di 8mila euro, l'aliquota marginale tende sempre al 30% fino a 28mila euro per assestarsi tra il 41 e il 43% per redditi superiori. Ed è il caso del quadro delle Entrate in questione. Perché nel reddito annuo lordo non sono computati i contributi versati dal datore di lavoro, lo Stato, all'Inps.
Fermo restando il sistema previdenziale, applicando la flat tax al 23% con no tax area a 12mila euro l'impiegato pagherebbe poco più di 6.400 euro di Irpef risparmiando oltre 4.500 euro, cioè 375 euro al mese da dedicare al risparmio oppure ai consumi, un vantaggio non da poco considerato che i single sono generalmente più propensi a concedersi qualche svago in più.
La vera rivoluzione, però, è nel tax rate che scenderebbe al 16,1%, distanziandolo di tre punti percentuali dall'avvocato sopra descritto. Un fisco più giusto non è impossibile: basta rovesciare la prospettiva e considerare il lavoratore dipendente come una persona da rispettare e non come una mucca da mungere.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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