Politica

"Sulla corruzione stupirsi non basta"

L'Anm contro Renzi: "Servono più fatti". E sulla responsabilità civile attacca: "Politici ossessionati"

Roma - È la responsabilità civile versione governo Renzi che spaventa le toghe più di tutte le altre riforme. «Si tratta di una specie di ossessione della politica, e non da 3 ma da 30 anni almeno», attacca il presidente dell'Anm Rodolfo Sabelli.

Così, i magistrati criticano le misure anticorruzione, contestano le ultime regole sulla prescrizione, ma è su questo punto che il direttivo del sindacato delle toghe delibera nuove forme di protesta, conferma lo «stato di mobilitazione» e annuncia «ulteriori forme» di dissenso per far pressione su esecutivo e Parlamento. Già 10 giorni fa, all'audizione in commissione Giustizia della Camera, l'Anm ha spiegato le sue perplessità. La base vuole dai vertici più decisione, ma alla riunione di ieri in Cassazione la proposta di Magistratura indipendente di uno sciopero bianco è stata messa in minoranza dalle correnti Unicost e Area che, per salvare il dialogo con il Guardasigilli Andrea Orlando, hanno fatto prevalere la protesta più «soft». Dopo la pagina pubblicitaria fatta pubblicare sui giornali dall'Anm, si continua sulla linea dell'informazione: manifesti negli uffici giudiziari di critica alla riforma, iniziative nella Giornata per la giustizia del 17 gennaio e conferenze stampa all'inaugurazione dell'anno giudiziario nelle Corti di appello.

Anche dopo le modifiche interpretative al testo approvato dal Senato, all'Anm non piace affatto l'abolizione del filtro di ammissibilità e la nuova causa di responsabilità da travisamento del fatto o delle prove. «È fondamentale - dice Sabelli - poter contare sulla garanzia di un magistrato autonomo, indipendente, sereno nel suo giudicare. La riforma deve rispettare questo».

Anche sugli altri fronti i magistrati continuano a lanciare strali al premier Matteo Renzi. Gli rimproverano la «debolezza delle riforme, per altro in larga parte più annunciate che realizzate» e sulla lotta alla corruzione dopo l'inchiesta Mafia Capitale chiedono al governo «meno stupore e scandalo e più determinazione», perché «questo accendersi episodico di fiamma appare effimero».

Insomma, per l'Anm il disegno di legge approvato dal Consiglio dei ministri il 12 dicembre, con l'aumento delle pene da 4-8 anni a 6-10 e il limite al patteggiamento non basta, anzi può essere controproducente. Più che «modesti ritocchi inseriti in fretta in qualche ampia proposta di legge», servono interventi efficaci sulla funzionalità del processo penale. E qui s'innesta la polemica sulle novità per la prescrizione, che per le toghe rischiano di dilatare ancor più i tempi dei processi. L'Anm critica le «nuove ipotesi temporanee di sospensione nelle fasi di impugnazione e il probabile allungamento del termine ordinario». Per Sabelli, bisogna bloccare la prescrizione «se non dopo l'esercizio dell'azione penale quantomeno dopo la sentenza di primo grado, stimolando il ricorso ai riti alternativi e scoraggiando le impugnazioni inutili». Questo, con gli sconti di pena per i collaboratori di giustizia. «Speriamo - dice il numero uno dell'Anm - che sia presentata una proposta di legge adeguata alla gravità del crimine, sempre più saldamente collegato ai fenomeni mafiosi.

Una proposta mirata, severa ed efficace, da approvarsi in tempi molto brevi».

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