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Sull'utero in affitto esplode la sinistra: si azzuffano tra loro

A sinistra finisce in rissa la votazione alla Camera sulla maternità surrogata

Sull'utero in affitto esplode la sinistra: si azzuffano tra loro

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A sinistra finisce in rissa la votazione alla Camera sulla maternità surrogata. Le opposizioni (compreso il Terzo Polo) esplodono, con tutte le contraddizioni, nel passaggio parlamentare e la forzatura di Elly Schlein, che però non si presenta alla Camera, provoca lo strappo di Paola De Micheli nel Pd. Si vota la proposta di legge della deputata Fdi Carolina Varchi che introduce il reato universale per la maternità surrogata. L'Aula di Montecitorio approva il testo con 166 sì, 109 i contrari, quattro gli astenuti.

Il Terzo Polo si spacca addirittura in tre blocchi: Mara Carfagna e i renziani Maria Chiara Gadda e Ettore Rosato votano con il centrodestra, Elena Bonetti si astiene mentre Maria Elena Boschi vota contro la proposta di Fdi. Mariastella Gelmini prova a buttare acqua sul fuoco: «Bene che Azione - Iv su un tema così complesso abbia lasciato libertà di coscienza. La maternità surrogata resta a mio avviso una pratica degradante. In Senato voterò favorevolmente».

Ma la miccia sotto il gruppo dei democratici a piazzarla è Riccardo Magi, parlamentare di +Europa eletto nelle liste dei dem grazie a Enrico Letta. Magi presenta un emendamento che propone di introdurre la gestazione per altri solidale. È una bomba che fa esplodere tutte le crepe nel Partito democratico, diviso tra favorevoli e contrari alla Gpa.

Una mossa che mette spalle al muro Schlein e i suoi. Il tema è divisivo. Le contromosse (uscita dall'Aula) di Schlein e Braga sono un autogol. Anche l'ala vicina all'ex ministro Dario Franceschini mollerebbe Elly sul si alla proposta di Magi. Contro la maternità surrogata si sono pronunciati big della sinistra del calibro di Goffredo Bettini. Per nascondere le divisioni il capogruppo dem Chiara Braga annuncia che il Pd non parteciperà alla votazione sull'emendamento di Magi.

È il «lodo Schelin». Tradotto: la fuga. «L'emendamento Magi a nostro avviso non viene presentato per emendare una legge ingiusta ma apre una questione che meriterebbe di essere discussa in altra sede. A fronte di una iniziativa violenta della maggioranza, non apre alcuna possibilità di discussione. Contestiamo una questione di metodo: ci viene chiesto di accettare a scatola chiusa, o tutto o niente. È una forzatura parlamentare che non siamo disponibili ad aspettare che non ha nessuna possibilità di approvazione e aprirebbe a una revisione della legge 40 senza nessun confronto tra noi» spiega la capogruppo. Un'exit strategy suggerita dal collega Francesco Boccia. Magi attacca a testa bassa contro il partito che l'ha portato in Parlamento. Nel giro di pochi istanti sul volto di Schlein arriva il secondo schiaffo da parte di Paola De Micheli che vota contro l'emendamento e disattende l'ordine della capogruppo. Mentre Bruno Tabacci si astiene. Un disastro si rivela la strategia di Schlein e Braga. La sinistra sbrocca definitivamente quando prende la parola in Aula il capogruppo di Verdi e Sinistra italiana Luana Zanella. Un affondo durissimo contro la Gpa: «Non voglio essere strumentalizzata ma la maternità non può essere ridotta a un mezzo di produzione a vantaggio di altre e altri. Con il contratto proposto la donna rinuncia al proprio corpo». Standing ovation dai banchi di Fratelli d'Italia. Il capogruppo Tommaso Foti gongola: «Profonda divisione nel centrosinistra». Alessandro Zan dà di matto e bolla Zanella come «reazionaria».

«Stiamo parlando di persone di bambini e di famiglie che non meritano questo sciacallaggio quotidiano» attacca Zan. Il dibattito è uno scambio di insulti nei banchi dell'opposizione. «Oggi il collega Zan è intervenuto alla Camera con un discorso infarcito di intolleranza e non rispetto del pensiero altrui. Gli ricordo che se c'è qualcosa di veramente reazionario è il non saper rispettare le differenze di pensiero» replica il deputato di Sinistra Italiana Filiberto Zaratti. Dal fronte di governo, Fratelli d'Italia esulta per il risultato ottenuto: la proposta di legge porta la prima firma di Varchi. Ora si attende il Senato per l'ok finale. A sinistra resta il tema politico: l'ala cattolica e moderata è sempre più in sofferenza. Per ora non c'è, al netto della De Micheli, la valanga di dissenso. Ma la spia è accesa.

E a Palazzo Madama potrebbe materializzarli la Caporetto.

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