«La competenza e l'autorevolezza di Mario Draghi sarebbero utili per far ripartire l'Italia». Non solo. Silvio Berlusconi, in un'intervista a Repubblica, rivendica il diritto di primogenitura sull'ex presidente della Banca centrale europea: «Sono stato io a volere Draghi prima alla guida della Banca d'Italia e poi della Bce, pur contro il volere della Germania, perché sapevo che avrebbe agito responsabilmente, con rigore ma anche con flessibilità, usando tutti gli strumenti necessari per contrastare le situazioni di crisi». Eppure c'è un tema di tempi. Berlusconi sostiene che non è il momento di cambi in corsa. Conte dovrà lasciare il suo posto? è la domanda. E l'ex premier risponde: «Non credo che questa discussione sia attuale mentre tante famiglie piangono i loro morti e medici e infermieri rischiano la vita. Siamo in guerra e in guerra ci si stringe intorno a chi ha la responsabilità di decidere». Secondo fonti vicine a Berlusconi, prima dell'autunno è difficile ipotizzare di sostituire il presidente del consiglio e avviare un governo di salute nazionale.
Insomma, se gabinetto Draghi deve essere, non è ancora l'ora di parlarne. Difficile dire quanto Draghi gradisca di essere tirato per la giacca. Il suo nome ricorre ormai da lungo tempo nel dibattito politico italiano, tra sussurri e grida di incontri più o meno segreti per preparare il passaggio di consegne. A «sponsorizzare» Draghi anche l'ex premier Romano Prodi, interrogato da Fabio Fazio a Che tempo che fa su Rai2. Segno che il consenso è ampio anche nel centrosinistra, che pure resta diviso. Tornando nel centrodestra, Francesco Lollobrigida, capogruppo di Fdi alla Camera, frena: «I governi si cambiano con le elezioni. Si deve votare il prima possibile ma oggi non pensiamo a questo, chiediamo di poter contribuire il più possibile come opposizione».
Al momento, i vertici di Forza Italia lavorano sull'emergenza sanitaria e sull'incontro promesso da Palazzo Chigi alle opposizioni, atteso per oggi ma fino a ieri sera alla chiusura dell'articolo ancora non convocato. Antonio Tajani, vicepresidente di Forza Italia, che andrà per conto del suo partito con il leghista Salvini e Giorgia Meloni di Fdi, è pronto a chiedere un piano da 100 miliardi, 75 miliardi in più rispetto a quelli già stanziati: 50 miliardi subito, già nel decreto di aprile e ulteriori 25 più avanti. Spiega Tajani: «La nostra linea guida è immettere liquidità sul mercato. È fondamentale in questo momento impedire che le aziende chiudano e anche che continuino a pagare gli stipendi ai propri dipendenti. C'è poi il nostro progetto del prestito d'onore universale». Proposta arrivata da Renato Brunetta e Giorgio Mulè.
Roberto Pella, sindaco di Valdengo, in provincia di Biella, vicepresidente vicario dell'Anci nazionale e vice responsabile degli enti locali di Forza Italia, insiste sul tema della povertà e sulla necessità di stanziare nuovi fondi oltre ai 400 milioni trasferiti dal governo ai Comuni. Inoltre chiede che le anticipazioni di 4,3 miliardi annunciate dal governo diventino trasferimenti a fondo perduto. Non solo: «Le persone hanno capito che i 4,3 miliardi sono soldi già nostri che servono per la gestione generale delle spese del Comune.
Per questo chiediamo che la somma possa essere utilizzata tutta per l'emergenza Covid, in modo da poter aiutare chi è in difficoltà. Lo Stato con manovre finanziarie successive andrà poi a rimpinguare il Fondo. Dobbiamo poter usare quei fondi senza tagliare i servizi».
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