Roma - «Il dado è tratto» ripetono da Via Bellerio, storico quartier generale della Lega. La citazione, evocativa, non è casuale, perché il cambio del simbolo e l'avvento della «Lega dei Popoli» segnano in modo irreversibile il passaggio di Matteo Salvini dal partito territoriale a quello nazionale.
Il Rubicone, confine ideale tra la Padania e l'Italia, come anticipato da La Stampa, è stato attraversato e non si torna più indietro. Quindi, via la parola «Nord» dal logo e, spiega lo stesso Salvini: «Resterà il marchio Lega e ci sarà il nome del segretario». Nei corridoi circola già qualche bozza, ma non è chiaro nemmeno se Alberto da Giussano resterà al suo posto, in bella vista sui prossimi manifesti e schede elettorali. Il restyling era già in programma da tempo: «Troppa confusione tra Noi con Salvini e il classico simbolo della Lega Nord» fanno sapere alcuni parlamentari dello stretto giro del segretario. Salvini, invece, la racconta così: «Alle prossime elezioni politiche la Lega si presenterà con lo stesso simbolo in tutta Italia». Una svolta maturata già durante il congresso di Parma, quando è stato confermato alla guida del partito con l'83% dei consensi. In quell'occasione Salvini, nel suo discorso e nella bozza programmatica della mozione, aveva eliminato con un tratto di penna ogni riferimento al Nord, figuriamoci all'«Indipendenza della Padania». Considerata roba vecchia, nonostante i mal di pancia di Umberto Bossi e dei suoi. Un gruppo tentato ancora dalle rivendicazioni autonomiste e indipendentiste ma colpito duramente nella giornata di lunedì dall'arrivo della sentenza sull'uso dei rimborsi elettorali tra il 2008 e il 2010: due anni e sei mesi per il Senatur e quattro anni e dieci mesi per l'ex tesoriere Francesco Belsito, entrambi accusati di truffa. In più saranno confiscati 48 milioni di euro di fondi al partito. E una settimana fa Bossi era stato ricoverato al Gemelli per sbalzi pressori e aritmie cardiache.
I due leader del Carroccio però dovrebbero essere entrambi presenti alla festa della Lega di Caravaggio (Bergamo). Ma in differita. Bossi il 28 luglio e Salvini il 3 agosto. Proprio a dimostrazione del fatto che i rapporti tra il segretario federale e il presidente sono, ad oggi, ai minimi termini.
Giancarlo Giorgetti, deputato leghista, a Radio Padania, ha minimizzato: «La legge elettorale imporrà di fare delle scelte, Alberto da Giussano è sempre lì, non è la prima modifica al simbolo, e poi Lega dei Popoli andava di moda 10 mesi fa, ora non ne so niente». Confuso un deputato piemontese: «Cambiano il simbolo? Non so cosa sia successo, ma io l'ho appreso dai giornali».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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