Taiwan teme l'invasione. Usa e Cina ai ferri corti il disgelo sarà in Alaska

Dopo le parole di fuoco di Biden a Xi, vertice il 18 marzo. La Marina Usa lancia l'allarme

Taiwan teme l'invasione. Usa e Cina ai ferri corti il disgelo sarà in Alaska

La prima presa di contatto telefonica tra Joe Biden e Xi Jinping, lo scorso 11 febbraio, non era andata molto bene. Il neo presidente degli Stati Uniti aveva confermato al leader cinese, nella sostanza, la linea dura del suo predecessore Donald Trump e aveva chiarito che in tema di economia, sul rispetto dei diritti umani a Hong Kong e nello Xinjiang, sulla libertà di navigazione nel Mar Cinese Meridionale e sulle garanzie alla indipendenza di fatto di Taiwan la sua amministrazione non avrebbe fatto sconti. Risulta che la telefonata abbia avuto toni tesi, con Biden che ha usato termini duri come «abusi» e «genocidio» citando le politiche del partito comunista cinese e le diplomazie si sono messe al lavoro per porre le basi per contatti più costruttivi tra quelle che sono le due vere superpotenze del XXI secolo. Arriva ora anticipata dal Financial Times e dall'informato quotidiano di Hong Kong South China Morning Post la notizia di un prossimo vertice sino-americano che si terrà nella città americana di Anchorage in Alaska il prossimo 18 marzo e al quale prenderanno parte i vertici delle due diplomazie: la delegazione della Cina, secondo il giornale di Hong Kong, sarebbe capeggiata dal ministro degli Esteri e consigliere di Stato Wang Yi. Per la parte americana presenzieranno il segretario di Stato Antony Blinken e il consigliere per la sicurezza nazionale Jake Sullivan.

La scelta di Anchorage avrebbe due spiegazioni: è praticamente equidistante tra Washington e Pechino, ma è adeguatamente periferica dal punto di vista geografico, così da garantire sufficiente distanza dall'attenzione dei media internazionali. Quanto ai tempi di questo primo incontro ad alto livello dall'arrivo di Biden alla Casa Bianca, fonti americane hanno fatto notare che Blinken avrà così modo di fare tappa ad Anchorage sulla via del ritorno da un suo viaggio in Giappone e Corea del Sud la prossima settimana.

Il contesto di partenza tra Usa e Cina, come si diceva, non è dei più distesi. Pechino insiste tra l'altro su un punto: spetterebbe proprio agli americani adoperarsi per migliorare questo contesto, perché secondo i cinesi sarebbero stati gli americani a guastarlo negli anni di Trump, determinando l'attuale clima di duro confronto. D'altra parte, al di là delle schermaglie ad uso dei media, a Pechino sanno benissimo che Trump non ha fatto che interpretare e gestire a modo suo una tendenza storica in atto ormai da decenni, ossia un peggioramento delle relazioni bilaterali provocato dalla crescita del «Dragone» cinese a livello di potenza planetaria. Fa parte dell'azione di contrasto e contenimento americana all'ascesa di Pechino la creazione di un'alleanza di fatto quadrilaterale (denominata appunto Quad) tra Stati Uniti, Giappone, Australia e India: essa è stata l'ultima opera del segretario di Stato di Trump, Mike Pompeo, e alla prima riunione dei suoi leader prenderà parte Joe Biden nei prossimi giorni.

E mentre Xi Jinping si rivolge una volta ancora ai vertici militari cinesi chiedendo loro di «farsi trovare pronti in qualsiasi momento a qualsiasi sfida» un nuovo allarme lanciato questa volta dal comandante dell'area Asia-Pacifico della Marina Usa evidenzia come la questione di Taiwan sarà la più pericolosa: «Temo che la Cina stia accelerando

per soppiantare il nostro ruolo a Taipei ha detto l'ammiraglio Philip Davidson e temo che questa minaccia si manifesterà entro i prossimi sei anni». E non si sta parlando di uno scherzo, ma dell'invasione cinese di Taiwan.

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