Tasse volontarie a prova di libertà

Tasse volontarie a prova di libertà

Grazie a una facoltà introdotta dalla legge Minniti, che permette ai comuni di derogare dai limiti di spesa assumendo personale stagionale con il sostegno di sponsor privati, alcune amministrazioni stanno rivolgendosi ai cittadini al fine di intervenire meglio dove maggiore è la necessità. A Forte dei Marmi, così, è partito un «Progetto Sicurezza 2018» che se vi sarà una risposta adeguata permetterà una maggiore vigilanza nei mesi di grande presenza turistica. Va sottolineato come in tutto ciò vi sia qualcosa di veramente innovativo, dato che simili iniziative proposte dalle amministrazioni devono ottenere un effettivo consenso dei cittadini. Non già un assenso generico, come si può avere con il voto, ma invece un appoggio rafforzato e convinto: che spinge addirittura a mettere mano al portafoglio. Perché l'idea è di lanciare progetti che siano sostenuti da una popolazione disposta a finanziarli, in quanto persuasa che si tratti di soldi ben spesi. Finora l'azione dello Stato è stata giustificata a partire dall'idea che esisterebbero «beni pubblici»: ossia servizi che possono essere finanziati solo in maniera coercitiva, poiché altrimenti nessuno li sosterrebbe o solo in maniera insufficiente. Con questa nuova formula si può invece vedere come i cittadini e le imprese, anche grazie alle loro associazioni di categoria, siano disposti a investire in ogni attività di cui sentano realmente bisogno. Questo vale per la sicurezza, ma anche per altri settori. Senza adeguate risorse e nella necessità di stanziare risorse per programmi che arricchiscano l'offerta culturale nel periodo estivo, altri comuni potrebbero immaginare di assumere per alcune settimane musicisti o attori, se il progetto trova il consenso dei potenziali finanziatori. Quando un comune elabora programmi e poi si rivolge alla popolazione per trovare i fondi (condizionando la realizzazione del progetto al raggiungimento di un dato budget), siamo di fronte a una maniera del tutto nuova di concepire il rapporto con i contribuenti. L'ente pubblico deve studiare i propri interventi in maniera accurata ed evitando sprechi (perché diversamente non troverà soldi), mentre i cittadini smettono di essere vittime passive. In qualche modo, attraverso questo crowdfunding istituzionale, che copia esperienze diffuse nel mondo associativo, si finisce per disgregare il carattere monolitico di una sovranità che per secoli che si è presunta al di sopra dei cittadini e autorizzata a fare qualunque cosa. Come avveniva prima degli Stati moderni, le classi politiche devono ottenere un consenso reale per sostenere le loro iniziative e qualora esso manchi devono tornare sui propri passi. In questa prospettiva, per giunta, non ci sono più conflitti di interesse. I commercianti finanziano «più sicurezza» perché hanno tutto l'interesse a ciò: perché sanno che i loro incassi stagionali possono andare meglio se la località è tranquilla e ben protetta. Lo fanno con i loro soldi, in piena trasparenza.

È questo un modello autenticamente liberale, da cui dovrebbe trarre ispirazione quanti si apprestano a candidarsi, promettendoci di voler cambiare davvero le cose. «Più società e meno Stato» può passare anche attraverso formule come questa.

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