Il tennis non tira più. Ora è di moda il paddle

Boom di appassionati da nord a sud: si gioca in 4 con mini racchette. Il campo ha sponde laterali ed è piccolo. Ma il divertimento è grande

Il tennis non tira più. Ora è di moda il paddle

Paddlemania. Mania del paddle. O padel, come lo scrivono e pronunciano spagnoli e argentini che sono i maestri del gioco. Calma: gioco o sport? Giocone adrenalinico, rapido, spettacolare. Che richiede brillantezza, senso acrobatico, riflessi pronti. Un mix di squash, raquetball e tennis. Per chi lo interpreta con impegno e assiduità, sport in piena regola, anche se molto divertente. Ma siccome si può praticare a livello amatoriale o agonistico, che sia gioco o sport dipende dai protagonisti.

Una disciplina che ha estimatori nel mondo del calcio come Francesco Totti (il lunedì mattina corre alla Canottieri di Roma per divertirsi), Roberto Mancini, in una colonia di big argentini composta da Diego Armando Maradona, Gabriel Batistuta e Hugo Sconochini, nel mondo dello spettacolo e nel jet set tra personaggi come il principe Alberto di Monaco, Neri Marcorè, Luca Barbarossa e il regista Fausto Brizzi.

Tra i tennisti in attività lo praticano per allenamento-divertimento anche Rafa Nadal, Feliciano Lopez, David Ferrer, Sara Errani, Roberta Vinci e tanti altri. Anche Novak Djokovic ha giocato qualche volta. Tra gli ex professionisti ne sono innamorati Gabriela Sabatini, Arantxa Sanchez e Vincenzo Santopadre, ex giocatore di coppa Davis e ora responsabile del settore tennis del Circolo Aniene di Roma.

«Il paddle? È una malattia», sintetizza Santopadre: «Se lo proverete non ve ne staccherete più». Così la mania si diffonde a macchia d'olio nei circoli del tennis e non solo.

Il paddle si gioca in doppio, con racchette più piccole di quelle del tennis, costituite da una gomma speciale ricoperta di fibra di vetro o carbonio, forate. Anche i campi sono più piccoli: circa la metà di quelli da tennis, disciplina di cui condivide regole e punteggio.

La differenza fondamentale rispetto al fratello maggiore è che il campo è delimitato da pareti di cristallo che fanno da sponda e rimettono in gioco la pallina, consentendo di spedirla nel terreno avversario anche «di ritorno». Perciò, è uno sport che tiene sempre in movimento, richiede grinta e prontezza di riflessi e accentua la velocità e il lato spettacolare del tennis. Ma è anche un gioco che si può praticare a tutte le età ed esprime un grado di socialità e di partecipazione tipico delle attività dilettantistiche.

Dal 2008 è una disciplina riconosciuta ufficialmente dal Coni e appartiene alla Federazione Italiana Tennis che ha delegato Gianfranco Nirdaci al coordinamento delle attività, ora in rapida espansione anche grazie alla semplicità dell'attrezzatura e ai costi contenuti per la realizzazione dei campi di gioco.

Nato negli Stati Uniti a fine ottocento, il paddle conosce nuovo impulso all'inizio degli anni '70, dopo che Enrique Courcera, un nobile cittadino messicano, lo riscopre e ne attrezza il campo di gioco nel giardino di casa delimitandolo con le mura della proprietà. L'idea piace al principe Alfonso de Hohenlohe che la riproduce in un hotel di Marbella dove molti turisti hanno la possibilità di cimentarsi e poco alla volta di diffonderlo, prima in Spagna, poi in Argentina e Brasile, dov'è praticato da milioni di giocatori non solo a livello dilettantistico.

Dall'inizio degli anni '90 si svolgono ogni due anni i Campionati Mondiali, la Coppa per nazioni e gli Europei. In Italia, come nel resto d'Europa, è uno sport in grande crescita: nel 2013 i tesserati erano solo 190, mentre quest'anno sono già saliti a 700, ma si stima che i praticanti siano almeno tremila. Sempre due anni fa esistevano solo una dozzina di campi sparsi sul territorio nazionale. I primi furono costruiti più di vent'anni fa a Bologna, culla del paddle italiano.

Oggi i campi sono più di cinquanta e i circoli di tennis storici di Roma come quelli «all'avanguardia» di Milano e Padova si sono dotati di nuove strutture e continuano ad ospitare tornei ed esibizioni che richiamano giocatori italiani e stranieri. Da cinque anni, durante gli Internazionali d'Italia di Tennis, il Foro Italico ospita anche il Torneo Internazionale di Paddle con la partecipazione di atleti provenienti da tutto il mondo. Quest'anno l'hanno vinto il messicano Gabo Loredo e l'argentino Gustavo Spector, grande appassionato di paddle che si allena e insegna al Gardanella Sport Village di Peschiera Borromeo, appena fuori Milano. Commissario tecnico della nazionale e responsabile del settore formazione della FIT paddle, Spector è un ex professionista di questo sport che ha iniziato a praticare a 19 anni a Tucuman, in Argentina, dopo avere giocato a tennis fin da bambino. In Italia dal 2003, è responsabile del settore tennis del circolo Gardanella, dove nel 2012 ha fatto installare il primo campo scoperto a cui se ne sono aggiunti altri due coperti.

Secondo Spector il successo di questa disciplina è dato dal «mix gioco-sport, in cui la percentuale dei due elementi cambia in base a chi lo pratica». Ma, sostiene Spector , «il vero segreto di questo gioco-sport è la capacità di far socializzare con gran facilità i giocatori».

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