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Il terrore di Conte: la leadership, la sfida con la Raggi e l'ombra di Grillo

L'ex sindaco di Roma in pressing su Conte: pronto lo sgambetto dopo le elezioni? La frenesia dell'avvocato e le titubanze del comico: il M5S si prepara ancora al caos

Il terrore di Conte: la leadership, la sfida con la Raggi e l'ombra di Grillo

Con l'addio di Luigi Di Maio e la relativa maxi fuga credeva di essersi liberato dagli ostacoli interni, ma Giuseppe Conte non aveva considerato un'altra mina in grado di esplodere da un momento all'altro. Una situazione di certo non tranquilla a poche settimane dal voto e che riguarda un processo delicato come quello delle liste in vista delle elezioni di domenica 25 settembre. Un fronte su cui l'ex presidente del Consiglio ha dovuto e dovrà interfacciarsi con una spina assai scomoda.

Il pressing della Raggi

Il Movimento 5 Stelle attende un passaggio interno che potrebbe innescare più di qualche malcontento. Le Parlamentarie dovrebbero tenersi il 16 agosto, una consultazione che dovrebbe svolgersi in una sola giornata. Uno step che i grillini si apprestano ad affrontare con la tensione alle stelle, complice il caos che si è creato ancora una volta all'interno della galassia pentastellata.

Ad aver innalzato l'agitazione sono state le parole di Virginia Raggi, che senza girarci attorno è andata dritta al punto e ha pubblicato su Facebook dichiarazioni non proprio al miele verso Conte: "Servono regole, chiare e da subito. Ho sottoposto da una decina di giorni ripetutamente la questione agli altri membri del Comitato, al presidente Giuseppe Conte e al Garante Beppe Grillo, tuttavia senza alcun esito. Più ci avviciniamo alla data del 16 più il lavoro dovrà essere svolto in velocità".

Il giorno dopo l'ex sindaco di Roma ha rincarato la dose: a suo giudizio le regole interne del M5S (quella del doppio mandato e del mandato zero), le avrebbero consentito di candidarsi. E dunque ha spiegato che la scelta di non farlo è dovuta da una questione politica: "Non ho mai nascosto la mia contrarietà verso le alleanze strutturali e i campi progressisti con i partiti tradizionali e ad oggi non potrei dire con certezza quali saranno, nei prossimi cinque anni in Parlamento, i nostri futuri compagni di viaggio in Parlamento".

Lo scontro con Conte

In sostanza l'ex primo cittadino della Capitale teme che i 5 Stelle, dopo le elezioni, possano riavvicinarsi al Partito democratico e stringere un'alleanza con l'ammucchiata rossa o favorire altri giochi di palazzo. Ecco perché la Raggi ha preferito non correre per queste elezioni. Si tratta di un sospetto pesante sulla strategia politica dell'ex premier, che alla fine potrebbe cedere a Enrico Letta e stringergli nuovamente la mano.

Come riferisce il Corriere della Sera, più di qualcuno crede che la Raggi voglia ritagliarsi un ruolo da protagonista nel Movimento. Tra le fila grilline gode di un largo apprezzamento e il presentimento di qualcuno è che possa provare a prendersi il timone qualora il M5S dovesse registrare una disfatta alle urne (magari sotto il 10%). Non a caso i dubbi di una sfida con la Raggi per la leadership interna erano stati alla base delle frenate di Conte su una possibile candidatura dell'ex sindaco di Roma.

L'ombra di Grillo

Sullo sfondo però resta un altro protagonista di non poco conto. L'ombra di Beppe Grillo non fa dormire sonni tranquilli all'avvocato: tra le ipotesi sul tavolo c'è quella che Conte sia capolista in più collegi e che dunque possa essere presente in più circoscrizioni, ma su questa possibilità si infrangono le perplessità del comico genovese. Il co-fondatore del Movimento al momento resta pubblicamente in silenzio, ma potrebbe mettere un veto sulla pluricandidatura.

In tutto ciò si temono non solo reazioni nelle chat interne, ma anche nuove azioni legali contro il M5S. Sulla questione è intervenuto Lorenzo Borrè, l'avvocato dei ricorrenti grillini contro il nuovo corso: "Sulla formazione delle liste Conte dice di metterci la faccia, ma rischia di sbatterla contro il regolamento del Comitato di garanzia. E dovrà presentare anche lui, al pari di tutti gli altri iscritti, la propria autocandidatura per un singolo collegio".

Su La Repubblica si legge che la Raggi non vede affatto di buon occhio la possibilità che Conte nomini i capilista bloccati senza il via libera degli iscritti sul web. Infatti chi parla con Grillo ha il medesimo sentore: "In questa tornata andranno in Parlamento solo i capilista: se li sceglie tutti Conte, che senso ha far votare gli attivisti?".

Ci sono infine altri nodi da sbrogliare. Per quanto riguarda il concetto di territorialità (candidarsi solo nel luogo di residenza) si sta pensando a delle deroge ad hoc, ma anche su questo potrebbero esserci mugugni. Inoltre sulle Parlamentarie c'è il macigno di possibili "infiltrati": l'intenzione è quella di evitare "brutte sorprese", ovvero di candidare esponenti vicini a Luigi Di Maio che sono rimasti ancora nel Movimento.

Un duro lavoro per Conte, tra la foga di mantenere salda la leadership e la disperazione di scongiurare una debacle elettorale.

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