I sospetti di Conte: cosa c'è dietro il "no" a Raggi e Di Battista

Conte teme di vedersi sfilare il Movimento dal barricadero Dibba. Per l'ex sindaco di Roma servirebbe una deroga, ma Grillo è granitico sulle regole interne

I sospetti di Conte: cosa c'è dietro il "no" a Raggi e Di Battista

Il Movimento 5 Stelle sta attraversando l'ennesimo momento travagliato. Prima la scissione innescata da Luigi Di Maio, poi la caduta del governo Draghi e ora un'altra fuga di esponenti importanti. Gli ultimi ad aver abbandonato la nave sono stati Federico D'Incà e Davide Crippa. Inoltre, con la conferma del doppio mandato, il M5S rischia di condurre una campagna elettorale senza i volti noti. C'è chi pensa di poter imbarcare alcuni grillini della prima ora, ma spuntano sospetti e dubbi in vista del ritorno alle urne.

I sospetti di Conte

Negli ultimi giorni è tornata in auge l'idea di candidare nelle liste Virginia Raggi e Alessandro Di Battista. Al di là delle questioni tecniche, c'è da fare i conti con una serie di sospetti da parte di Giuseppe Conte: l'ex presidente del Consiglio teme di vedersi sfilare dalle mani il Movimento, visto che un ritorno dei due barricaderi potrebbe destabilizzare l'ambiente pentastellato. Da qui, spiega Il Messaggero, la frenata verso il ritorno da ruoli primari per le figure pesanti del passato.

Di recente Conte ha riconosciuto che Di Battista ha dato un forte apporto alla storia del Movimento, aggiungendo però che poi si è allontanato. "Se ritorna troverà un nuovo corso. Non sarà più come all'inizio, senza una struttura. Dovrà accettare nuove regole statutarie", ha avvertito l'avvocato. Che ha messo le mani avanti per arginare eventuali toni alti e atteggiamenti ribelli. Non vuole affatto ritrovarsi nel mezzo di schegge impazzite, di circostanze imprevedibili e complicate da domare. "Tirerà elettoralmente, ma ci mettiamo un guaio in casa per 5 anni", è il timore che rimbalza su Dibba.

Le perplessità

Ci sono però anche aspetti pratici. Oltre alle linee di pensiero, le ipotesi devono tenere in considerazione le regole all'interno del Movimento. Ad esempio Virginia Raggi sembra essere stata tagliata fuori. Come spiegato da Lorenzo Borré, il legale che ha guidato le cause contro i nuovi vertici del M5S, per l'ex sindaco di Roma si tratta di un gameover in partenza: "Ha rivestito il ruolo di sindaco. Ricordiamo infatti che la regola del doppio mandato fu voluta da Grillo e Casaleggio proprio per evitare concentrazioni di potere".

Il pugno duro di Grillo

In tutto ciò servirebbe il via libera di Beppe Grillo a una deroga. Tuttavia il comico genovese si è dimostrato già intransigente sul doppio mandato e infatti continua a essere granitico nella difesa delle regole interne.

"Vista l'aria che tira, dubito fortemente che apra spiragli", fa sapere chi ha sentito Grillo nelle ultime ore. Il co-fondatore in sostanza potrebbe finire per commissariare Conte: l'avvocato vorrebbe maggiori spazi di libertà decisionale almeno sui capilista, ma Grillo viene descritto inamovibile sulle parlamentarie e sul principio di territorialità.

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