Terrorismo, Zaia: "Sospendere Schengen e unificare le black list"

Dalla minaccia del fondamentalismo islamico all'indipendenza del Veneto: il governatore parla a ilGiornale.it

Terrorismo, Zaia: "Sospendere Schengen e unificare le black list"

“Sono sempre più convinto che il trattato sia da sospendere. Se uno, per esempio, entra dalla Bulgaria, non so come è stato controllato. E quando metti piede in Europa non tiri più fuori né carta d’identità né passaporto”. Luca Zaia non ha dubbi: bisogna sospendere il trattato di Schengen. Il presidente del Veneto ed esponente di punta della Lega Nord parla a ilGiornale.it della minaccia del fondamentalismo islamico e della risposta che l’Europa deve dare. E lavora all’autonomia della sua regione, proponendo la modifica dell’articolo 116 della Costituzione.

L’attentato a Charlie Hebdo è l’ultima offensiva del fondamentalismo islamico all’Occidente. È una guerra e ciò che è successo si presta a facili strumentalizzazioni, alla pari della manifestazione di Parigi.

Anzitutto, tolto l’aspetto della politica – che occupava la prima fila del corteo –, i due milioni che sono andati in piazza lo hanno fatto perché credono veramente nella libertà. E faccio l’eccezione degli esponenti di governo perché tra coloro che hanno sfilato c’è gente che ha sostenuto raid aerei, la rimozione di capi di Stato e ha grandi responsabilità. Ma al di là dell’ipocrisia e delle strumentalizzazioni politiche, la situazione è pesante; è fondamentale far ritrovare la serenità a tutte le nostre comunità, andando oltre la generalizzazione “son tutti terroristi, non sono tutti terroristi”. Il primo segnale forte deve essere la decisa presa di distanze di coloro che professano la fede islamica e sono persone democratiche civili e rispettose.

L’Europa però si spacca sulla convenzione di Schengen, che garantisce la libera circolazione ai cittadini dell’Ue.

Il ragionamento sugli accordi di Schengen è primario. Si dice che Schengen sia la libertà, ma mica puoi fare la libertà dei terroristi. Sono sempre più convinto che il trattato sia da sospendere. Se uno, per esempio, entra dalla Bulgaria, non so come è stato controllato. E quando metti piede in Europa non tiri più fuori né carta d’identità né passaporto. A mali estremi, estremi rimedi. In più, le liste nere dei vari Paesi devono essere unificate: non può esistere che uno sia terrorista solo a certe coordinate geografiche.

Il tema della sicurezza è punto forte della politica della Lega Nord. E lei, da tempo, chiede l’impiego dell’esercito nelle città.

A prescindere dal pericolo attentati, dico che abbiamo moltissimi militari che paghiamo in attesa di una missione (per non dire guerra) che verrà. Mi sembra un po’ assurdo avere migliaia di soldati dentro le caserme a braccia incrociate. Direi che in strada, coordinati dalle forze di polizia, starebbero molto meglio. Oltre al terrorismo, sarebbero molto utili per la criminalità cittadina. A noi non fa paura vedere persone in divisa nei quartieri.

Voltiamo pagina. Sta spingendo molto per l’autonomia del Veneto.

Il Veneto è schiacciato tra due regioni a statuto speciale (Trentino Alto-Adige e Friuli-Venezia Giulia) e merita la sua autonomia. La regione che amministro è una delle quattro italiane che ha un residuo fiscale attivo: noi lasciamo 21 miliardi di tasse all’anno a Roma. E le altre sedici, invece, vanno a prelevare soldi nella Capitale.

E in Parlamento, in questi giorni, si discute di Titolo V. Ora o mai più.

È un’occasione unica e storica. Per dare l’autonomia a qualcuno bisogna modificare la costituzione; tutto il resto sono fantasie della politica. Bene, dall’8 gennaio alla Camera si è incardinata la discussione circa la modifica del Titolo V della Carta. Chiedo a tutti i parlamentari del Veneto – che si son sempre detti disponibili e favorevoli all’autonomia della regione – di approfittarne per portare avanti, tutti insieme, un emendamento per il Veneto.

In concreto?

Nulla di complesso. Si deve modificare l’articolo 116 della Costituzione al cui primo comma sono elencate le regioni a statuto autonomo. Bene, a queste basta aggiungervi il Veneto.

È davvero possibile una concertazione tra politici di schieramenti politici contrapposti?

Spero proprio di sì. Il Veneto, poi, ha due leggi referendarie approvate che sono state impugnate dal governo. Il sentimento autonomista-indipendentista è quasi totalitario nella regione.

Se Roma rappresenta il popolo veneto, deve riconoscere la sua volontà; altrimenti dovremmo prenderne atto. Per noi l’autonomia è tenersi i nove decimi della tasse come fa il Trentino Alto-Adige, anziché versare 21 milioni a Roma.

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