Politica estera

Titoli a padre, madre e sorella: la "lista" di BoJo indigna Londra

L'ex premier indica 3 famigliari tra i futuri membri della Camera dei Lord. L'opposizione: "Ridicolo"

Titoli a padre, madre e sorella: la "lista" di BoJo indigna Londra

Anche Boris tiene famiglia. Gli mancava ancora l'accusa di nepotismo, ma adesso la collezione di critiche e guai sembra al completo per l'ex primo ministro inglese. Primo capo di governo nella storia britannica a essere stato multato da Scotland Yard, per aver infranto le regole sul lockdown durante la pandemia, e tuttora al centro di un'inchiesta parlamentare che dovrà stabilire se ha mentito deliberatamente al Parlamento sul partygate, Boris Johnson è finito nelle scorse ore nella bufera per aver indicato il nome del padre Stanley, della moglie Carrie e della sorella Rachel tra i papabili futuri membri della Camera dei Lord. La Camera alta, non elettiva del Parlamento britannico, e sempre al centro di proposte e spinte per la sua abolizione, simbolo di antichi privilegi considerati obsoleti, oggi è composta da 778 membri: 25 Lord spirituali (vescovi e arcivescovi), un Lord Speaker e 752 lord temporali, divisi tra ereditari o nominati su segnalazione degli ex capi di governo, proprio come BoJo, a cui la prerogativa spetta di diritto. Guarda caso, nel 2020, Boris ha già nominato il fratello, Jo Johnson, tra i «pari», consegnandogli un seggio a vita. Ora il salto. L'elenco stilato da Boris, e svelato dal quotidiano The Times, contiene un centinaio di nomi. Quasi il doppio rispetto ai 60 dell'ex premier Theresa May e ai 62 di David Cameron. E tra questi figurano tre parenti.

Familismo amorale, è dunque l'accusa che si solleva a Londra anche perché il padre di Boris, Stanley Johnson, proprio come il figlio, non è uomo senza macchia. Due donne, nel 2021, lo accusarono di molestie anche se non lo denunciarono, sostenendo di essere state «toccate in maniera impropria» dall'ex eurodeputato conservatore, che oggi ha 83 anni. Una di loro è la deputata Tory, Caroline Nokes, presidente del Comitato per le donne e le pari opportunità. Lui ha sempre negato. Come se non bastasse, però, nella biografia su Boris firmata da Tom Bower, l'ex moglie di papà Johnson, Charlotte Wahl, racconta di essere finita in ospedale con un naso rotto per un pugno sferrato dall'ex marito, circostanza che lui stesso ha confermato dicendosi «profondamente pentito». Quanto basta per mettere in imbarazzo anche i Conservatori. E soprattutto l'attuale primo ministro Rishi Sunak, che Boris sembra intenzionato a sfidare nell'eterna speranza di tornare a Downing Street. L'elenco dei nuovi cooptati è soggetto alla normali procedure di verifica delle credenziali da parte di una commissione indipendente. Ma solo Sunak potrebbe bloccare le nomine. E umiliare l'ex premier e rivale Johnson, che di recente ha criticato l'intesa raggiunta dal premier con l'Unione europea sull'Irlanda del Nord e la Brexit, dimostrando che le sue ambizioni sono ancora vive.

Un portavoce dell'ex premier si è tenuto abbottonato: «Sugli onori non ci pronunciamo». Ma la lista di BoJo lascia gioco facile all'opposizione. Per il leader laburista, Keir Starmer, l'idea che Stanley Johnson sia nominato cavaliere è «ridicola».

E su Boris, che ha già dovuto lasciare il governo, accusato di mancanza di integrità e onestà, l'elenco dei «suoi» lord suona come la conferma di un'inadeguatezza politica, un altro ostacolo alle sue speranze.

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